LE DIRETTIVE GEOPOLITICHE 213 mordale », del loro dominio in Dalmazia, ma la successione degli stessi fatti che hanno caratterizzato la politica dei Magiari nei riguardi delle città dalmate passate di volta in volta dal dominio dell’uno a quello dell’altro contendente, non danno alcuno spunto che possa far pensare ad una politica adrìatica ungherese, nel senso dina mico che tale espressione comporta. Anzi, i fatti stessi provano che un’aspirazione ungherese (sia dei sovrani magiari, come degli Angiò) verso il Mare Adriatico com2 mare di transito non c’è mai stata, nel periodo di cui ci occupiamo. Già nel 1096, Colomano, in guerra contro i Normanni, aveva fatto alleanza con Venezia, perchè questa gli facesse da vettrice di truppe a Brindisi e a Monopoli (1) ; quando, nel 1119, Colomano riuscì, «illicitis promis sionibus » ad avere Zara e Spalato, (che gli furono ritolte nel 1115 da Ordelaffio Faledro), lasciò moltissimi privilegi alle città, che continuarono a reggersi con regime proprio (2). Sotto il dogato di Pietro Zuano, (1205-1229), Andrea di Ungheria, crociato, chiede navi a Venezia « prò passagio terrae santae » e l’ottiene al patto « ut iura quae se rex in Jadra asserii habere, in Venetos transferrentur » ('3). Dopo cento anni che, più o meno, l’Ungheria aveva l’alta sovranità sulle più cospicue città dalmate, non aveva trovato il modo di servirsi di quella sovranità per procu- (1) Dandolo : Chron, cit. L. IX, Cap. X, Pars XI. (2) Dandolo : Chron. cit. L. X, Cap. IV, Pars XV e XXIV. (3) Dandolo : Chron. cit. L. X. Cap. IX, Pars XXV.