INTRODUZIONE 19 I sei lati dell’esagono francese, al cui punto di gravità convergono tutte le strade di quell’interessante esemplare di coordinazione geografico-politica, non hanno tutti la stessa forza. La loro distanza dal « centro » è molto ineguale ed è sul lato più debole che tale distanza è più breve. Questo stato di cose — osserva il Benoist — ha sempre costretto la Francia, sotto tutti i regimi, a fare una identica politica delle frontiere : alla preoccupazione della sicurezza si deve la politica delle annessioni nel periodo dei Re, che portò la figura geografico-politica della Francia ad essere, più o meno, quella che è ora ; alla stessa preoccupazione si deve la lotta con la Germania per il possesso delle due rive del Reno, l’alleanza col Belgio che neutralizza la trouée di Chinay, il continuo malessere per cui la Francia, riportata nel 1919 alla cattiva frontiera del 1870 (che è quella del 1815), moltiplica le precauzioni contro la Germania. Senza quasi avvedersene, il Benoist dà alla nozione di « frontiera naturale » un valore preciso, perchè la considera in funzione delle strade che conducono a Parigi dalla periferia ; ed in funzione di un equilibrio di distanza, di superfici e di popolamento, la cui violazione è sempre dannosa, sia che avvenga in senso negativo, sia che si attui in senso positivo. « Avec Napoléon, pour la deuxième fois depuis ses origines, elle les déborde (le frontière naturali) et, pour la deuxième fois, (la première avec Charles Magne) elle manque son but, parce qu’elle les dépasse ». Nello studio del Benoist non si possono trovare altri