134 CAPITOLO QUARTO da Pomponio Mela (i), una lapidaria frase di Livio (2), ci fanno comprendere come, in fatto di sfruttamento del suolo, nell’epoca precedente alla occupazione romana, non si fosse andati oltre alla pastorizia, anche nella regione costiera, ad eccezione di qualche ristretta zona. L’unica area dove, prima della conquista romana, dovette svilupparsi una forma rudimentale di agricoltura, dovette essere il tratto che, ad un’altitudine tra 100 e 200 metri sul livello del mare, si inoltra come un terrazzo sulle acque tra i corsi del Zermagna e del Cettina. Fu in quell’area, dove poi sorse Salona, che si insediarono i Dalmati primitivi, i quali primeggiarono fra tutte le altre genti della regione per ardore di conquista. E questo il tratto di terra che al dire di Strabone, « ebbe opere degne di menzione», e sul quale Delmion, megàle polis, esercitò una specie di egemonia. Le occupazioni marine avevano ampio modo di esercitarsi ; però, mancando un entroterra produttore e consumatore, lo sfruttamento del mare prese — benché in senso diverso da quello della classificazione del Brunhes — un carattere anche esso distruttivo : la forma della pirateria. La notizia più antica e più certa di questo stato di cose l’abbiamo dagli storici greci. Strabone (3), Diodoro Sicu- (1) « Capris laudata Brattia» (De Illirico. L. II, pag. 26). (2) « Sacva importuosa Italiae litora, dextra Illyrici, Liburni, et Histri gentes fcrae » (Deca, I, L. X). (3) Geografia, L. VII, « Le sue genti (dell’Illiria in generale) erano feroci, e dedite al ladroneccio ».