104 CAPITOLO SECONDO Nell’epoca romana, dunque, due son le città che si dividono il compito di sfruttare l’orientazione dell’Adriatico, come mare di transito e in modo particolare di quel tratto di costa che va dalle bocche del Po alla foce dell’Isonzo : Aquileia, capolinea della strada {Via Postumici) che andava, per il varco di Nau-porto ad Emona (Lubiana) e alla valle della Sava, e della strada (Via lulia Augusta) che per Vedinum (Li-dine), Glemona, approfittava della stretta di Venzone e costeggiando un tratto del Tagliamento per una via oggi secondaria, imboccava il canale del torrente But, e — forse per il passo Promosto (1791) — entrava nell’alta Valle del Gail (Liccus), raggiungeva la Drava, e, toccato Aguontum (Lienz), ridiscendeva verso Sud-Ovest per il passo di Dobbiaco e rimontava a Nord-Ovest, riallacciandosi alla via dell’Isarco oltre Brixentes (Bressanone) e ad altre vie che la collegavano allaCamia e alla Dalmazia ; Altinum che per la Via Claudia Augusta, che conduce alla Valle dell’Adige per il Passo di Pergine, e quindi alla Valle dell’Isarco, era in congiunzione con Augusta Videlicum (Augsburg). Per mezzo di queste due stazioni, dunque, la morfologia dell’area alpina e padano-veneto-friulana viene sapientemente adoperata da quegli insuperabili costruttori di strade che sono i Romani, e viene sfruttata come funzione dell’Adriatico. Come è noto, fondatori di Venezia erano i discendenti (1) Cfr. Leicht : op. ejt, pag. 24.