LA DALMAZIA E L’OPERA UMANA 183 Iettano di eleganze, poiché se s’incontrano alcuni edifici di più elegante struttura, si trova che sono stati costruiti dopo che era già estinto il regno dei Croati » (i). Il loro interesse per le città marittime, sulle quali pretendevano alla sovranità, si limitava alla imposizione di tributi in denaro e in natura (2). Si trattava dunque di un popolamento che, avulso dalle sue basi territoriali, ripeteva i rapporti interceduti fra esso e quelle, e non poteva prender contatto col mare e con le occupazioni ad esso attinenti. Spentasi la monarchia croata nel 1090, ritornarono le popolazioni croate della Dalmazia allo stato di tribù patriarcali, con un labile legame politico rappresentato dalla dominazione magiara nella regione che ci interessa. Da qualche accenno del Lucio (3) si rileva che l’influenza politica dell’Ungheria abbia dato qualche incremento all’attività marinara della Dalmazia, in ispecial modo di Zara. Ma si tratta di un attività rientrante in quel commercio di transito cui si dedicavano le città costiere già prima dell’espansione magiara. D’altra parte, la resi- fi) De Regno, pag. 100 : « Sparsos Croatos incoluisse prò situs agrique colendi opportunitate antiquo Sclavorum more hodiernae eorum habitationes demon-strant, nam penes fontes, vel (lumina, frequentes ecdesiae vel ipsarum rudera reperiuntur, circumque eas sparsas domus, humilis structurae, et rarae turres prò ditioribus... ideo paucas earum civitates Porphyrius enumerat, quaenecque admodum populatae, necque magni circuitus fuere tunc, necque etiam hodie sunt, quae supersunt, ideo parum artificiis Croatos delectatos estendimi, immo si quae aedificia elagantioris structurae reperiun, tur, post extinctum regnum Croatorum constructa reperiuntur ». (2) Costantino Porfirogenito : De Adm. Imp. Cap. 30 : Spalato, 200 denari, Trax 100, Diadora no, Oserò 100, Aroe 100, Veglia 100, di modo « che da tutte insieme venisse la somma di 710 libbre, oltre al vino e ad altre diverse derrate che esigevano in più del denaro ». (3) De Regno, cit. pag. 140 e passim.