66 CAPITOLO PRIMO gliafa e discorde, ma rutta oramai impregnata di uno stesso spirito italiano, del Medio Evo. Si potrebbe trasportare a codesti fatti antropogeografici una espressione tolta dalla fisiologia, e dire che il sistema vascolare della Puglia è sempre stato eccellente nei riguardi della circolazione sanguigna di tutta la Penisola. Le attuali comunicazioni non hanno fatto che ampliare e perfezionare quel sistema, che ha sempre ottimamente funzionato. Per il Molise e per l’Abruzzo, le cose sono andate diversamente. Isolata, si può dire, dal mare, per una costa repellente, la popolazione abruzzese è stata per molti secoli isolata anche dal resto della Penisola per la imponente muraglia del suo massiccio montagnoso. La scarsezza di valichi praticabili lungo il crinale ne rende difficile l’accesso dalle Marche, dal Lazio, dal Napolitano ; soltanto l’angusta depressione Sangro-Voi turno, fra la Meta e la Montagna del Matese, potè servire come tramite di penetrazione per le civiltà fiorite in riva al Tirreno nell’età preromana, e questo in epoca già tarda. La Puglia — ad eccezione della Penisola del Gargano — ha funzionato e tuttora funziona, verso il cuore della Penisola italiana (che è, anche geograficamente parlando, Roma), come regione apportatrice di relazioni dall’O-riente ; l’Abruzzo-Molise, invece, si direbbe che abbia sempre funzionato come ima specie di riserva etnica, come un serbatoio di forze e di intelligenze umane, cui l’appartarsi dal vortice di una civiltà rapidamente progressiva