186 CAPITOLO QUARTO cianti veneziani andarono eleggendo — come già accennammo — le loro dimore in Dalmazia. La quantità di abitazioni e di castelli sparsi sulla costa fecero di questa il vero e proprio « domicilio » di molti Veneziani, un prolungamento della Città lagunare. Ma deH’attività veneziana in Dalmazia dopo la Pace di Lodi (1454)5 che è il limite storico nel quale si contiene questo volume, parleremo nel secondo. Con questa stretta unione di interessi, di tradizioni e di coltura coincide l’impulso subito in Dalmazia dalla produzione agricola. Molti generi di consumo presero, dalla costa e dalle isole, la via di Venezia, e continuarono anche quando, decadendo la Dominante, decadde per naturale conseguenza, anche la popolazione dalmata (1). Non si deve inoltre dimenticare un’altra influenza di carattere antropico che ebbe la latina Dalmazia sulle popolazioni slave disseminate nell’entroterra, o portate dalle necessità della vita a farsi cittadine entro le mura di Zara, Spalato, Sebenico, Traù, Ragusa : l’assimilazione. Il Cassi (2), segnala giustamente le numerose persone, di sentimento e di coltura latina, che adirono ad uffici pubblici all’epoca della dominazione veneta, e che ancora (1) Codice Condolo Ambrosiano, cit. (2) Cassi : U Adriatico, cit. pagg. 432-433. « Fra le persone di Sebenico che nell’adunanza del 15 marzo 1322 giurarono fedeltà alla Repubblica, ritrovia-viamo dei casati come questi : Cognovic, Crassanic, Strgio, Jurigh, Cernotig, Cragotig, Dragoy ; e fra quelli di Traù, che pure prestarono il medesimo giuramento, un Doge, un Ivanche, un Juschi. Da uno scritto del 1332 appariscono nuo Stephanus Cossessich e un Bartolomaeus de Slorado, cives Jadrae, sindici et procuratores nobilis et sapientis viri Domini Joannis Marini Georgii de ducali mandato Comitis Jadrae, ed un Drengonius Dragoy, sindicus et ambaxator Comitis et Communitatis Sibenici ».