130 CAPITOLO TERZO ziato dalla regione retrostante e la prevalenza di due tipi caratteristici di occupazioni umane : la pastorizia e la marineria, su tutta l’estensione del territorio. La composizione litologica, prevalentemente costituita da terreni del Secondario superiore (cretaceo), e del Terziario inferiore (Eocene), è un prolungamento ancor più fortemente accusato del tipo che si inizia nel Carso di Monfalcone (bacino dell’Isonzo) e — sulla sponda opposta dell’Adriatico — si continua nella Puglia e nella Penisola Salentina. La costiera ha l’aspetto di una terrazza rocciosa, solcata da bacini chiusi, con frequenti doline, pozzi, grotte e caverne, risultati tutti del lavorio delle acque superficiali sul calcare. Ad eccezione della foce paludosa del Narenta, manca una spiaggia, e la roccia cade quasi a picco sul mare, da altitudini variabili. Il frastagliamento della costa presenta, in rapporto alla linea di massima lunghezza della terra ferma (fra il Pian della Secchia e la insenatura Sud della Rada di Antivari) una proporzione di 149 a 100 (1). Su 12.835 chilometri quadrati di superficie totale, 2.387 spettano alle isole. La regione è divisa in due — ciò che nell’antichità sino alla occupazione napoleonica ha fatto (1) Il materiale cartografico del secolo xvi, ad esempio, designa come Dalmazia soltanto la striscia costiera che va dal Carnaro alle Bocche di Cattaro, con le Isole ; quello del secolo xvii, invece, ora inscrive il nome « Dalmazia » dal Tizio al Narenta, ora lo segna fra Zara e il Narenta, rimanendo sempre d’accordo per la zona costiera, che fa andare dal Carnaro al Drin. Eguale discrepanza si riscontra nella cartografia del secolo xvin, quanto ai confini terrestri, mentre per i punti estremi costieri tutte le carte son d’accordo nella stessa estensione da Fiume a Cattaro (qualche carta, sino alla Bojana). Nel secolo xix, pure restando qualche incertezza nella delimitazione terrestre, quella costiera è sempre sino al Drin. (v. Prontuario cit. pag. 312 e segg.).