LA POLITICA ADRIATICA DI VENEZIA 233 Nel 1201, Vincenzo Dandolo stringeva, con Balduino di Fiandra e coi suoi fratelli, un accordo «prò passagio Terrae Sanctae », per cui Venezia metteva a disposizione del Re cinquanta galee armate (i); e qualche anno più tardi il Re Andrea di Ungheria ripeteva l’accordo fatto dal suo predecessore, ma questa volta anche egli « prò passagio Terrae Sanctae », cedendo alla Signoria, come corrispettivo politico del servigio, i diritti che asseriva di avere sulla città di Zara (2). Da questi trattati «prò passagio», come più volte è stato notato, traeva il fondamento la vera « grande fortuna » di Venezia che incominciava allora. * * * Il terzo elemento della concezione geopolitica di Venezia, la garanzia dell’entroterra, venne ostinatamente perseguito con l’alternativa di offensive armate e di accorgimenti, nei quali, dopo un esercizio così lungo, la diplomazia veneta acquistò una perizia incomparabile. Quell’alternativa si esplicò in alleanze e opere di sottomissione verso le popolazioni vicine, compiute da Pietro II Candiano (anno 939), il quale «ridusse i popoli vicini, alcuni sudditi, alcuni alleati, con la mitezza del suo governo o con la forza » (3) ; tra queste azioni, è notevole (1) Dandolo : Chron, cit. Il testo del patto è in margine nel Cod. Ambrosiano, e riprodotto in Muratori R. I. S. t. XII in calce alla Cronaca di Dandolo. (2) « ut iura quae Rex in Jadra se asserit habere, in Venetos transferrentur » (Dandolo : Chron. v. nota a pag. 213). (3) « Vicinos populos, aliquos consules, alios subditos, seu foederatos sui regiminis benignitate, seu terore, perfecit». (Dandolo : Chron. cit. L. V, Cap. XI, Pars I).