LA POLITICA ADRIATICA DI VENEZIA 229 navi Veneziane (i) della flotta da guerra della Repubblica inaugurata nell’852 — delle imprese ripetute contro gli Slavi (2) poiché già nell’806, quando Venezia non aveva ancora la forza di proteggerle, le città dalmate neglette dai Greci — come già si è notato — si erano rivolte a Carlo Magno, volendo con questo atto seguire la sorte dell’Italia Settentrionale. E molto probabile che — come congettura il Lucio — il senso dell’unità etnica e della prossimità géografica fosse cementato da una comunanza di interessi che avrebbe anche portato — prima della grande impresa di Pietro II Orseolo — a qualche sforzo comune con navi ed uomini (3). Il viaggio trionfale di Pietro II Orseolo, che ad ogni porto toccato della Istria e della Dalmazia, fu accolto dalla benedizione dei vescovi e dalla folla dei Latini e persino di Slavi abitanti le vicine castella (4), fu la prima consacrazione, in forma politica, e per acclamazione di popolo, di quella unità- geografica ed etnica del bacino adriatico, che per più secoli ne aveva fatto un lago latino^ E non fu (1) Fu in quell’anno che furono costruite le prime due « zalandrie » (due ordini di remi con equipaggio di 150 uomini, velocissime : « bellicosas nayes ad tucnda loca». (Giovanni Diacono : Ibid, III, Mont. pag. 115). (2) Il 18 settembre 887, in una battaglia contro i Narentani, era rimasto ucciso lo stesso Doge, Pietro I Candiano, come già accennammo. (Dandolo: Chron. L. Vili, Cap. V, Pars II). (3) De Regno, cit. pag. 104. (4) Dopo aver ricevuto solenni accoglienze a Parenzo e a Pola, Pietro II Orseolo e la sua flotta « vasto velificando aequor, auserensem ad urbem delati sunt, ubi non modo cives, sed etiam omnes de finitimis, tam Romanorum quam Sclavorum Castellis convenientes, etc. », fecero atto di sottomissione. Il che fecero anche, in forma solenne, Zara, Levigrado, Traù, Spalato, Ragusa. II zupano croato di Surigna diede al Doge per ostaggio il figlio, cui l’Orseolo diede poi in moglie la figlia Isabella. (Dandolo : Chron. cit. L. X, Pars XVII e segg.).