124 CAPITOLO TERZO Aquileia e poi da Venezia, e la pirateria, scacciata da Roma, che domò e incivilì gli Istri, riapparve, riportata sulle rive Adriatiche da nuove popolazioni barbariche, le quali risolvevano allo stesso modo delle prime il problema dell’esistenza in un ambiente geografico rimasto sempre ugualmente povero di risorse ed eccentrico rispetto ai luoghi dove ferveva in quel momento la vita (i). Soltanto le città rimasero moralmente in piede, come vedremo avvenire per la Dalmazia. Trieste, dopo aver patito le tormente dei Goti, degli Ostrogoti e dei Longobardi, e frequenti e gravi molestie da parte degli Slavi — quegli antichi Vmdi che abitavano un tempo ad Oriente della Vistola e sulla riva Est del Baltico, e poi furono detti Croati, — venne sotto il dominio di Bizanzio, poi dei Longobardi inciviliti, poscia dei Franchi ; diventò feudo vescovile nel 948, fece parte del Regno d’Italia sino al 952, subì la signoria dei Duchi di Baviera e di Carinzia sino al 976, poi il dominio dei soli Duchi di Carinzia ; poi divenne feudo della casa di Weimar, quindi dei Duchi di Andecke, fu obbligata da Venezia a tributo nel 1202, ed entrò a far parte, nel 1209, del vasto territorio del Patriarcato di Aquileia. Man mano che il Patriarcato andava facendosi debole, Trieste incominciò ad amministrarsi con un podestà proprio, benché di tanto in tanto fosse costretta, naturalmente, a piegare il capo dinnanzi a Venezia, finché per quel malinteso senso di gelosia comunale (1' Sulla pirateria degli lstri (Slavi), nel Medio Evo e sopra interessanti suoi episodi, v. Dandolo: Cbron. cit. L. XI, Cap. XIII, Pars. XII- C VII VI Pars X. *