LE DIRETTIVE GEOPOLITICHE 199 Quella che può chiamarsi la pubblica opinione durante i primi secoli dell’impero oscilla tra le due concezioni. Tacito ricorda il malumore con cui fu accolta in Senato la richiesta dei maggiorenti della Gallia Cornata, di essere ammessi nell’ordine senatorio. Si trovava che coi Veneti e gli Insubri, già parecchi « stranieri » si erano infiltrati nella Curia (i) ; ma Claudio addusse in favore della richiesta l’argomento, essenzialmente geo-politico, che era compito dell’impero unire non le persone singolarmente ma le terre e le genti ; continuando così il processò iniziatosi dai più remoti tempi di Roma ; e giustificando questa necessità con l’esempio funesto di Sparta e di Atene perite per il loro particolarismo (2). L’idea dell’unica «nazionalità» delle genti soggette, forse prevalse dopo Claudio, se Marco Aurelio dichiarava che, come Antonino, egli aveva Roma per città e per patria il mondo (3), e se Dione Cassio, due secoli e più dopo Augusto, faceva consigliare a questo da Mecenate di assimilare l’Italia alle altre Provincie, di dare a tutti i sudditi e gli alleati la cittadinanza romana, così che nessuno sentisse di aver altra patria che Roma (4). (1) Annales, XI, 23. Ed. Le Chevalier, Paris, 1850 (Nisard). (2) Tacito, ibid, XI, pag. 24 : « Maiores mei, quorum antiquissimus Clau sus origine sabina simul in civitatem romanam et in familias patricioruum ad-scitus est, hortantur uti paribus consilis in republica capes senda, trasferendo hue quod usquam egregius fuerit. Necque einm ignoro Tullios Alba, Corun, canios Camerio, Porcios Tusculo et, ne vetera scrutemur, Etruria Lucaniaque et omni Italia in Senatus accitos postremo ipsam ad Alpis promotam ut non modo singuli viritim sed terrae, gentes in nomen nostrum coalescerent. ...Quid aliud exitio Lacedaemonis et Athniensibus fuit quamquam armis pollerent, nisi quod victos pro aligenis arcebant ?». (3) Pensieri, VI, par. 44. (4) Dione Cassio : Storia Romana, LII.