CAPITOLO TERZO spendeva ancora alle speranze, e nel 1719 Carlo dichiarò Trieste esente dai diritti doganali, cioè porto franco ; e il porto franco non dava ancora risultati apprezzabili, tanto che dieci anni dopo, nel 1729, le fu concessa una fiera annuale, franca di balzelli dal 1 al 20 agosto ; ma solo quando Maria Teresa, dal 1754 al 1769, ebbe esteso a tutta la città e al territorio le franchigie doganali, ebbe concessa libertà di domicilio e di culto ai Greci e agli Ebrei, fondata una Scuola Nautica, ed una Borsa Commerciale, aiutato il sorgere di alcune industrie ; solo allora Trieste divenne un grande emporio austriaco. Nessuno aveva dato privilegi, nè scuole, nè particolari immunità a Venezia, quando essa era sorta : la Città lagunare era venuta su, per un fatto di coordinazione volontaria e cosciente con un insieme di condizioni concomitanti a fare, per un raggio di qualche centinaio di miglia, delle isolette della Laguna un punto ideale di convergenza e di irradiazione. I privilegi degli Imperatori tedeschi e bizantini vennero poi, quali riconoscimenti di uno stato di fatto. L’emporio austriaco di Trieste, analizzato nei suoi elementi costitutivi, risulta composto (in quanto « austriaco », si badi bene) : da una serie di passaggi da mano a mano signorile, passaggi di carattere feudale, e non aventi alcuna attinenza con la funzione marittima del porto ; da una serie di provvedimenti burocratici emanati a mano a mano che l’impero Asburgico concepiva la possibilità di unificare in un solo organismo politico tutto il mosaico di feudi, di doti e di eredità riuniti sotto il suo scettro ; da un richiamo fatto a specialisti del commercio, non ita-