DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 227 dopo 4 mesi di sosta forzata, partì per Ortnus, di dove, imbarcatosi, proseguì per Sindi, 'fatta, Surat, Daman, e Goa. Qui trovò il re di Ceylan. che lo incaricò di portare sue lettere al re di Portogallo, perchè lo aiutasse a ricuperare il Regno. Imbarcatosi pertanto nuovamente per il Capo di Buona Speranza, giunse a Lisbona, donde, fatta la commissione, dopo 4 mesi di sosta, sulle navi di Dollìn Renato fece vela per Venezia, ma, fatto prigioniero da due navi francesi e condotto in Galizia, solo dopo molte trattative, potè ottenere la libertà e giungere dopo 52 giorni a Venezia, ove presentò, oltre alle lettere del sovrano di Persia, ancora una sua relazione, che pervenne insino a noi e dalla quale abbiamo tratto quanto abbiamo più sopra esposto (4). Fonti. — Esposit. Principi, Filza 59, anno 1649 - 29 marzo, in Archiv. (lei Frari, Venezia. BIBLIOGRAFIA (Ms.) — Relatione del viaggio fatto da Domenico De Santi in Persia con il dispaccio de Serenissimo Principe per la maestà di sizione Principi. In questa medesima Filza vi è la relazione del viaggio dalla Polonia alla Persia e dalla Persia alla Polonia e a Venezia pei la via di Mosco-via del frate Antonio di Fiandra. Oltre alla descrizione del viaggio, iniziato il 2 ottobre 1646 da Varsavia per Mosca, Casan, Astracan, Nizova sulla spiaggia persiana del Caspio ed Ispahan, l’autore si propone di mostrare : I) quale era la via pili facile per andarvi e quale trattamento può aspettarsi un ambasciatore ; II) quanto ebbe a trattare col re di Persia ; III) quali aiuti si potevano ragionevolmente sperare. Compiuta felicemente la missione, il 25 dicembre 1648 prese la via del ritorno alla volta del Caspio per raggiungere Astracan e risalire quindi il Volga. Dopo lungo cammino, in Cracovia consegnò le lettere del re di Persia al re di Polonia, e proseguì per Venezia. (4) Comincia la relazione del De Santi : Dovendo ioDominicoDe Santi ra-guagliare distintamente et puntualmente tutti gli successi et accidenti accadutimi et da me con primissima fedeltà pratticati nel portare il dispaccio di V. Ser. alla Corona di Peisia debbo necessariamente riassumere quello che con mie lettere ho significato e a quelle successivamente aggiungere 11011 solo quanto per convenienti rispetti non ho potuto fidar alla scrittura, ma eziandio il restante degli accidenti occorsimi.