INTRODUZIONE Videa di scrivere un’opera intomo ai viaggiatori veneziani non è nuova ; quell’uomo insigne nella politica e nella letteratura, che risponde al nome di Marco Foscarini, già l’aveva pensata e l’avrebbe forse attuata, se la sua elevazione al dogado e poi la morte non gliel’avessero impedito. Di ciò a noi rimane sicura testimonianza non solo in quel « Frammento » da lui dettato sui viaggiatori veneziani, che fu dato in luce a cura di Tom. Gar nell’«Archivio Storico Italiano » (Ser. I, App. 187), ma ancora in una lettera dello Zanetti, apparsa nel tomo V del medesimo Archivio a pp. 446-48. In questa infatti l’erudito bibliotecario della Marciana, dopo d’aver accennato all’incombenza avuta dal Foscarini, fatto doge, di dettare alcune iscrizioni, o meglio leggende latine, da porre sotto le carte, allora rinnovate nella Sala detta dello Scudo, in Palazzo Ducale, viene a dire : « Innamorato il Serenissimo di quella faccenda, mi propose di stendere una storia dei nostri viaggiatori veneziani ; libro che, se si fosse scritto e stampato, sarebbe curiosissimo e onorevolissimo alla nostra nazione, che in questo tanto valse e fu la prima a segnalarsi. Io accettai la proposta, ed egli mi diede buona parte dei suoi studi in questo proposito da lui fatti coll’aiuto, scorta e fatica di molti uomini eruditi : dei quali studi un tempo pensava di formare il secondo volume, o parte di esso, della sua Storia Letteraria Veneziana, della quale aveva già stampato, molto innanzi che fosse capo della Repubblica, la prima parte. Ma altrimenti aveva disposto l’Altissimo, poiché appena io aveva