DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 23 CARLO ZENO (n. 1333 m. 1418) Sec. XIV-XV. — Nato a Venezia da Pietro Zeno e da Agnese Dandolo nel 1333, s’ebbe il nome di Carlo per essere stato tenuto al sacro fonte a nome dell’imperatore Carlo IV. Perduti i genitori in tenera età, venne dai parenti mandato ad Avignone, presso papa Clemente, il quale, dopo d’avergli fatto indossare l’abito ecclesiastico, lo investì di un canonicato nel Capitolo di Patrasso. Portatosi quindi a Padova, per tre anni vi studiò legge, ma, sviato dai compagni e dal giuoco e vendute le suppellettili ed i libri, si guadagnò la vita, militando per un quinquennio in diverse parti d’Italia. Rimpatriato, passò a Patrasso per combattere contro i Turchi, e poi a Cipro con Pietro Lusignano, che gli affidò la direzione delle cose di quel regno. Portossi quindi in Germania onorevolmente accoltovi dall’imperatore, suo padrino, e poi percorse la Francia, l’Inghilterra ed altre regioni, per ricondursi nuovamente a Patrasso. Quivi si unì in matrimonio con una ricca vedova, che subito dopo morì, onde tolse in seconde nozze una nobile veneziana di Casa Giustinian, la quale lo indusse a darsi alla mercatura. A tale scopo si portò in Oriente e fermò sua stanza per sette anni sul Tanai e poi a Costantinopoli. Ebbe così occasione di farsi conoscere dall’imperatore Giovanni Paleologo, dal quale ottenne per Venezia il possesso di Tenedo, da lui difesa contro Greci e Genovesi. Scoppiata la guerra di Chioggia, fu mandato dal Senato alla difesa di Treviso e poscia, eletto capitano di 8 galee, rianimò lo spirito dei Veneziani, depresso per la sconfitta di Pola, dapprima colle sue gesta lungo le coste della Liguria, poscia colla cattura, presso quelle della Siria, d’una grossa nave nemica appellata « Bechignona », carica di nobili, di milizie e di ricchezze, e più che tutto colla splendida vittoria sotto Chioggia. Alla morte di Vettor Pisani gli successe nell’alta carica, e, fatta la pace coi Genovesi, passò al servizio di Bernabò Visconti. Riveduta la città natale, fu subito mandato ambasciatore in Francia ed in Inghilterra, riportandone il titolo di cavaliere. La Repubblica, volendo rimeritarlo per tante sue utili ed