— 43 - 28, - Rivalutazione e stabilizzazione. — In Italia, il corso forzoso aveva apportato ad una crescente svalutazione della lira fino a far giungere l’aggio sull’oro a poco meno di 600 (nell’agosto 1926 occorrevano 589,20 per avere 100 lire oro). Tale grave situazione fu affrontata in pieno dal Governo Fascista e la volontà incrollabile di Benito Mussolini, col discorso di Pesaro (18 agosto 1926), poneva le basi per il risanamento della valuta nazionale. Bisogna premettere che nel dopo-guerra l’interesse di tutti gli Stati scossi nella finanza, che erano stati costretti ad adottare il corso forzoso, è stato quello di cercare ogni mezzo per ritornare alla base aurica. Ma fra i teorici ed i pratici si sono disputate accese controversie. Secondo alcuni il sistema più razionale per ritornare dal corso forzoso alla base aurica e quindi al corso legale è quello della rivalutazione della moneta deprezzata e cioè quello di riportare la moneta alla pari. Secondo altri economisti invece, tale sistema dà luogo ad un fenomeno opposto alla inflazione ma non meno dannoso che va sotto il nome di deflazione. Secondo questi sostenitori, il miglior sistema sarebbe quello della stabilizzazione, e cioè: poco importa che la moneta ritorni alla pari, quel che importa è che la moneta abbia un potere d’acquisto costante, il che si ottiene fissando un valore costante della moneta cartacea nei confronti dell’oro. Non è nostro compito intrattenerci su tale controverso argomento, è necessario però dire che vi sono delle ragioni che giustificano la rivalutazione e ve ne sono che giustificano la stabilizzazione, ma sopratutto V adoperare il primo sistema invece del secondo deve essere il frutto di un