- 371 — Noi siamo in grado di dire che proprio all’Yldiz Iviosk fu tramata la congiura, come di solito avviene, e che Adem Zajmi fu uno strumento di Abdul Hamid. Il fatto si svolse così : Adem Zajmi, giovane ambiziosissimo, desiderava ardentemente di raggiungere in grado di colonnello, nel più breve termine possibile; quindi gli fu fatto sapere che egli sarebbe stato contentato, se avesse tolto di mezzo Hagi Zeka. Questi, nemico acerrimo del Vali di Kossovo ed avversario costante delle prepotenze turche, un giorno fu chiamato in ufficio dal Mutessarif, col pretesto di dover ricevere la partecipazione ufficiale e le insegne di non so quale onorificenza, di cui il Sultano si era compiaciuto d’insignirlo. Il fiero patriota rispose di esser commosso della bontà dell’imperatore, al quale non sapeva come manifestare la sua gratitudine; ma affrettossi a dichiarare che, essendo oramai inoltrato negli anni, e quindi insensibile anche ai più grandi onori, rifiutava la decorazione. In questo mentre, con mentito pretesto, veniva introdotto lo Zajmi, il quale scambiò qualche parola a bassa voce col Mutessarif e gli fece leggere una carta che teneva in mano: onde Molila Zeka, indispettito, chiese licenza e volse le spalle per andarsene via. Nella stanza attigua lo raggiunse lo Zajmi e gli disse: Perchè non mi fai dare il grado di bimlmsh ? Egli rispose: Chi sono io, per impedire che il tuo desiderio venga soddisfatto ? Spero che non vorrai credermi nè Sultano, nè Gran Visir ! Così dicendo, uscì sulla strada: quando Adem, o un suo bravo, come mi è stato anche riferito, gli esplose contro quattro colpi di rivoltella, colpendolo alle spalle e alla testa e freddandolo all’istante. Gli amici e i clienti delFucciso, ben sapendo quanto la sua morte fosse desiderata a Costantinopoli, lo avevano accompagnato e attsndevanlo in quei pressi. Intesi i colpi e vedutolo cadere, assalirono lo Zajmi e i suoi partigiani; sicché, in pochissimo tempo, parecchie centinaia d’individui caddero immersi nel proprio sangue. Ma accorsero tosto i soldati regolari di Shemsi Pascià che, agli ordini di Bahtejar Bey, stavano nascosti in varii punti vicini, e impedirono che la lotta feroce continuasse e resero possibile la fuga dell’assassino. In sulle prime costui trincerossi nella propria casa e poscia, sotto la loro protezione, potè ridursi a Costantinopoli. Non si può immaginare 1’ esasperazione del popolo che, non avendo potuto avere tra le mani lo Zajmi, al comando di Issa Boljetinac, che i giornali austriaci dilettavansi di dipingere con i più foschi colori, attaccò più volte le truppe regolari, facendone strage. Ai primi d’aprile, gli Albanesi d’ Ipek assalirono il Konalc, si impadronirono del telegrafo e, arrestati tutti i funzionari, telegrafarono al Sultano per chiedere la liberazione di parecchi dei