— 239 — « Presto o tardi, scriveva la Tribuna del 9-10 novembre 1900, l’Europa assisterà, probabilmente col fucile al piede, alla liquidazione nella Penisola balkanica di quell’ Impero ottomano dal quale l’Austria e l’Ungheria salvarono un tempo cristianesimo e civiltà. Il cammino verso la terra del sole sarà per l’Austria lungo e scabroso ; ma esso è preparato e si viene sempre megiio preparando dalla diplomazia, in politica, in sviluppo economico e militare, in influenza locale. Infatti pare che la Russia non veda di malo occhio questa tendenza della Monarchia degli Absburgo all’espansione verso le rive dell’Adriatico e del Jonio, pur di avere un’alleata nella propria espansione sul Mar Nero e verso il Mar di Marmora e l'Egeo, quando il frutto sia maturo. La via di Costantinopoli vuole l’Austria-Ungheria amica o distrutta; ma a nessuno conviene la distruzione del duplice impero. Non mancarono le smentite diplomatiche alle notizie divulgate circa un trattato relativo all’occupazione eventuale dell’Albania, e forse della Macedonia, da parte di truppe austriache nei giorni della liquidazione; ma le smentite sono facili da parte di governi come il russo ed anche come l’Austriaco; e del resto si sa positivamente che negoziati vi furono, che si sono esaminate le contingenze, e, come è naturale, si sono annodate intelligenze nel senso indicato, sia pure allo scopo di prevenire una guerra, che potrebbe mettere in fiamme tutta 1’ Europa. Frattanto l’Austria continua la sua propaganda in Albania e Macedonia; propaganda pacifica di studi, di commercio e d’influenza; propaganda silenziosa e prudente, senza scatti e senza pubblicità. Ed in ciò la propaganda latente governativa è favorita, in primo luogo, dall’apatia per la politica estera dei popoli dell’impero, tutti intenti a lottare per i diritti della singola nazionalità; poi dalle consuetudini calme e silenziose degl’impiegati od agenti governativi; in terzo luogo dal contegno serio e riservato di una stampa intelligente e disciplinata; in fine dalle condizioni medesime delle regioni agognate, non per anco aperte alla luce dell’ incivilimento. Ma frattanto animi, terreno, forze austriache vanno preparandosi pel giorno della prova. Da canto loro Albanesi e Macedoni vedono la Bosnia e l’Erzegovina, già uscite dalle tristi condizioni nelle quali penavano sotto la Turchia, avviarsi ad un grado di relativa prosperità. Le autonomie sono rispettate dall’Austria, la religione favorita, le imposte non arbitrarie, l’amministrazione circondata dal prestigio delle armi e della giustizia. I missionari cattolici in Albania e Macedonia sono efficaci propagatori dell’ egemonia di un Imperatore eminentemente cattolico, in paesi cattolici od inclini al cattolicismo. E frattanto dall’ altipiano di Prishtina, la chiave occidentale della penisola dei Balkani, la ferrovia a traverso bulgari occidentali e macedoni, conduce dritto dritto a Salonicco, al porto sull’Egeo, che ormai si può considerare come porto austriaco, mentre si studiano e si preparano altre linee per l’Al-