guerra, per difendere la propria nazionalità e anche per conquistare quelle meno forti. Forse noi non siamo quegii Albanesi che, or sono 450 anni, sotto il glorioso vessillo di Skanderbeg, abbiamo lottato contro i terribili Osmanli, che avevano atterrita l’Europa? Non siamo noi quegli Albanesi ai quali i Re dell’Europa inviavano soccorsi, per tener testa ai Sultani che facevano tremare il mondo ? Non siamo più noi quegii ai quali il Papa inviava aiuti e il Re di Napoli armi e munizioni?... Ed ora che cosa facciamo noi? Non facciamo forse quello che facevamo or sono 450 anni ? « In vero noi oggi facciamo di più ancora; poiché difendiamo la Patria, e nello stesso tempo l’Europa, da un insidioso nemico più terribile e più ing-rato dei turchi d’una volta, cioè dallo SlaviSmo ! Il turco, quantunque lo chiamino barbaro, giammai ha attentato alla lingua ed ai costumi tramandatici dagli avi, che sono le cose più sacre per un popolo; ma lo slavo cristiano macchina di farci scomparire dalla faccia della terra; come ha fatto coi Rumeni di Bulgaria e di Bessarabia... La Lega che si costituì nel Congresso d’Ipek segna l’apogeo del popolo albanese. Nella stessa guisa che, contro gl’imperatori Osmanli, Skanderbeg difese l’Europa con un pug’no di eroi, ora noi, che da costoro discen-diaiuo, sapremo difendere l’Albania-Macedonia da qualsiasi pericolo, perchè questa terra è per noi una cara eredità avita. » Le misure di repressione, escogitate dalla Porta, non valsero però ad intimidire la Lega; anzi da Cettigne si annunziò che i decreti relativi al disarmo erano stati pubblicamente stracciati nelle Moschee. Furono allora mandati quarantamila uomini e molte artiglierie nel vilayet di Uskyp, ed il Yalì, scortato da due battaglioni di soldati, si recò a Mitrovitza, a Berana e ad Ipek, dove erano scoppiati gravi tumulti, che infierivano anche a Dibra, dove il popolo, non avéndo voluto il Yalì tener conto dei suoi reclami, fu costretto a scacciare con la forza il Mutessariff, dopo di avere disarmati e chiusi come prigionieri in una Moschea i duecento soldati che erano stati mandati a sostegno di costui. Il movimento di aperta ribellione incalzava ed estendevasi sempre più, e allora il governo turco fece annunziare che erano già allo studio importantissime riforme riguardanti 1 Albania, e nello stesso tempo il Gran Yisir, per ordine del Sultano, raccomandava ai Vali di Scutari, di Janina, di Kossovo, di Monastir e di Salonicco d’intraprendere un giro nelle rispettive provincie, per sorvegliare la regolare applicazione delle leggi e dei regolamenti ; per far comprendere alle popolazioni i sentimenti benevoli che animavano il governo turco verso tutti i suoi sudditi, e per invitare tutti i capi musulmani e quelli delle varie comunità cristiane a presentarsi davanti a loro, per ricevere istruzioni tendenti ad evitare qualunque motivo di ostilità reciproche.