— 309 — una forma meno vaga e più concreta a quell’accordo. Sul mantenimento dello statu quo non vi può essere divario di vedute; ma sull’azione politica e civile dei due Stati, per favorire lo sviluppo economico e sociale degli Albanesi , 1’ accordo zoppica da tutte le parti. Esso potrebbe sussistere, se ciascuno dei due Stati avesse una ben determinata sfera d’influenza, mentre attualmente la loro azione si esercita confusamente e promiscuamente, ciascuno dal proprio punto di vista, in ogni singolo vilayet albanese , in ogni singola città o centro abitato. Da ciò diffidenze reciproche e dispetti diuturni, che nuociono al prestigio sia dell’ Italia che dell’ Austria e non raggiungono alcuno scopo ; mentre , d’ altro canto, preparano il terreno ad un vero e proprio conflitto , che potrebbe avere le più gravi conseguenze. Il governo austriaco non ha creduto finora di prendere in serio esame alcuna delle proposte italiane, tendenti a dividersi il compito civilizzatore in Albania, perchè l’Austria non vuol rinunziare ai vantaggi già couse-guiti nelle città della costa albanese, sulle quali appunto l’Italia ha le più dirette vedute. Ora si afferma che, per conciliare gl’interessi dei due Stati, interverrebbe un terzo, che sarebbe la Germania , la quale non può certo suscitare delle diffidenze nè a Vienna, nè a Roma per ciò che riguarda l’Albania. Lo stesso governo italiano avrebbe chiesto i buoni uffici della Germania, quindi non è improbabile che qualcosa si concluda in proposito, in occasione della prossima visita di Vittorio Emanuele a Guglielmo II. » Nello stesso tempo il Popolo Romano trovava inopportuno il chiasso che si faceva intorno all’Albania, per timore che ciò potesse suscitare le diffidenze della Turchia e i sospetti deH’Austria e, fra l’altro, così esprimevasi : -< Ricordino gli uomini che hanno la responsabilità del governo, di essere stati principalmente gli errori della nostra politica estera che, nel 1881, spinsero in Tunisia la Francia, della quale avevamo provocate le diffidenze, e stiano bene in guardia che imprudenze consimili non conducano ad eguali risultati. L’Albania, se è vero, come tutti consentono, che gli scopi essenziali della politica estera italiana devono essere il mantenimento della pace e la conservazione dello statu quo nei due mari che circondano la penisola, sarà anche vero che questi fini si raggiungerebbero meglio e più facilmente perseverando in una politica di amicizia cordiale, e sopra tutto leale, con gli Stati civili vicini. Felicemente rappacificati coi nostri vicini d occidente, sarebbe grave sbaglio imbronciarci con quelli d’ oriente, per cosa che non merita 1’ onore di essere elevata a questione internazionale (!). » Già fin dall’anno precedente l’autorevole diario della capitale, con lo stesso zelo rigurgitante dal fondo di un’ anima patriotticamente sospettosa , come con molta grazia ebbe a dire il Fracassa , si era affrettato ad insorgere per tutelare la lealtà degli impegni dell’Italia verso l’Austria, a proposito dell’invio delle navi