— 98 — e una grande Albania... Come siamo al presente, abbiamo bisogno di appoggiarci alle spalle di un nostro vicino... Se andiamo con l’Italia, essa ci inghiottirà e, dopo pochi anni, perderemo la nostra nazionalità e diventeremo italiani; perchè è interesse dell’Italia che noi non restiamo Albanesi, per non potere qualche giorno rialzare la testa... Se volessimo agire da soli, la prima a colpirci sarebbe la Turchia,... e se anche riuscissimo a liberarci dal Turco, non potremmo vivere da soli, perchè il nostro paese è povero, perché non abbiamo istruzione, e quel che é peggio, non abbiamo la medesima religione... Avanti, fratelli! Uniamoci e diventiamo un regno greco-albanese, e ciò deve avvenire, perché abbiamo lo stesso sang’ue, la stessa Patria ed il medesimo Dio ». Questo documento reca le firme di Seho, di Bozzari e di Zavella, tutti e tre sulioti che occupano alti gradi nell’esercito greco; ma non senza fondamento dubitiamo forte dell’ autenticità di quelle firme, tanto più che autore di esso è riteuuto un individuo, del quale ci occuperemo fra poco, col quale certo non si sarebbero associati uomini che portano nomi cosi illustri, e i quali, oltre a conoscere perfettamente quanta sia la differenza che passa fra greci ed albanesi, si onorano della loro origine, non meno che •Ielle gloriose tradizioni familiari. Ad ogmi modo, quanto fin qui abbiamo potuto dimostrare, ci dispensa dalla necessità d’ insistere sugli errori marchiani che, con meditata prodigalità, sono profusi nel predetto Appello, specie intorno a ciò che si riferisce all’ inimicizia che solo in apparenza i greci nutrono per gli albanesi; alla necessità di appoggiarci alle spalle di qualche vicino e quindi all’unione coi greci, la quale al certo finirebbe per isnaturalizzarci ; ed alla impossibilità di vivere da soli per povertà, per ignoranza e per la decantata differenza di religioni, contraddetta nel modo più stridente dall’ultimo fervorino; oltre che a quanto in piena malafede si dice sulle pretese italiane, di cui parleremo in seguito. A chiarimento di quest'ultima insinuazione è bene però che, fin da ora, si ricordi come, dopo la generosa discussione prò Albania, avvenuta nella Camera italiana, tutti i giornali greci non si fecero scrupolo di ripetere, con mal celata compiacenza, quanto di peggio fu vomitato dalla stampa dell’ Austria-Ungheria contro l’Italia. Non tralasciamo però di notare che, se 1’ Appello è rivolto a quegli Albanesi che hanno la stessa religione dei Greci, e che alla fin fine sono in numero assai limitato, esso costituisce un grave attentato contro l’unità della Patria; poiché,mal nascondendo, sotto il velo di una caratteristica bigotteria, il vano e ardente desiderio dei Greci di sottomettere l’Epiro, non mira, in conclusione, che a far credere come la grande maggioranza, costituita dai maomettani e dai cattolici, non sia albanese, o non sia da considerarsi come tale.