— 42 — mentre si diceva che Mehemet Ali avea di nuovo ricevuto ordine di marciare contro di lui. e di riprendere le posizioni perdute. Da allora i Montenegrini incominciarono a mostrare apertamente idee ostili contro 1’ Albania, coll’ obbiettivo di Podgorizza e dei villaggi circostanti fino a Zettinizza, presso la tribù degli Hotti inferiore, inclusa la fortezza di Zabljak. Alì Sahib da Podgorizza si recò due volte a Scutari, tenendo segreti consigli col governatore Mustafà pascià e con gli altri ufficiali superiori; quindi fece erigere dei ridotti sin verso la Moretea, come pure presso la Duga, a Piperi e dal lato di Bjesco-polje, presso Kokoti, collocando nei luoghi opportuni grosse artiglierie; davanti a Zabljak costrusse dei terrapieni bastionati muniti di cannoni, per opporsi alle possibili incursioni dalla parte di Dodosci; rinforzò i presidi delle varie fortezze di confine e le munì di vettovaglie per tre mesi. In quel torno di tempo il governatore di Scutari fece chiamare i capi di divisione della città, imponendo loro di avvertire i cittadini musulmani di tenersi pronti, uno per casa, per accorrere al primo invito e formare un corpo per il campo di Podgorizza, e requisì più di 250 cavalli dai contadini cristiani, adibendoli al trasporto dei viveri e delle munizioni da Antivari a Scutari. Quindi invitò ad uua conferenza i capi delle tribù montanare cattoliche ed ottenne da loro la promessa che sarebbero usciti in campo con i loro contingenti, appena fossero stati chiamati. I Montenegrini parve che esitassero a tentare qualunque impresa, prima d’essere sicuri che non sarebbero stati mandati soccorsi in Albania; finalmente, il 10 novembre, il Principe Nicola, mentre tutti si aspettavano che egli marciasse contro Podgorizza, dirigevasi invece, con venti battaglioni, alla volta di Antivari; il giorno 12 s’impadroniva dei forti situati dalla parte di mezzogiorno; nei tre successivi bombardava la città , i cui vicini villaggi si arresero senza resistenza, ad eccezione di Dobrovado che, malgrado il divieto di lui, fu incendiato. Antivari fu allora regolarmente assediata e gli assalitori fortificarono i valichi fra il lago e il mare e le alture presso Muliri. Nella notte dal 18 al 19 novembre, il voivoda Plamenac attaccò i turchi trincerati ad Ana-mali, riuscendo ad impadronirsi di due fortini ; donde fu tosto respinto con gravi perdite; ma alla fine del mese i Montenegrini erano padroni del tratto di territorio che corre da Spizza alla foce della Bojana, ad eccezione di Dulcigno e della cittadella di Antivari, la quale ultima era di continuo bombardata. Il giorno 27 giungevano due corazzate turche e tre legni di trasporto in aiuto della guarnigione, e nell’attesa di rinforzi per via di terra, sotto il comando del pascià di Janina, fu dichiarato il blocco della costa da Spizza a Dulcigno. Nello stesso tempo l’Italia mandava una nave da guerra ed un avviso nella costa albanese, producendo pessima impressione a Vienna, benché il ministro degli esteri di-