— 599 — Ciò forse, giusta l'intenzione di chi per primo adottò un’arma cosi nobile, dovea servire per indicare il concetto di maestosa sicurezza e di saldo imperio, che ben può credersi raffigurato anche dalle antiche e gloriose insegne romane. In un altro monumento, esistente anche in Piana, cioè nel pregevole lampadario di bronzo che si ammira sospeso all'arco della grande navata della C hicsa Madre , dedicata al Megaloinartire S. Demetrio di Tessalonica , celebre per gli affreschi di Pietro Novelli, si vede lo stemma della famiglia Virga collocato nel petto di un’ aquila imperiale. Ma in questo caso non sì tratta affatto dell'aquila di Skanderbeg, bensì dell'altra detta dell' impero nel linguaggio araldico, e che viene descritta nera, col capo partito, ossia bicipite, membrata. imbeccata, a volo spiegato e diademata d’oro, nel cuore di cui vien posto lo scudo dell’imperatore, o l'arme di alcune famiglie, per concessione imperiale. Notiamo, in fine, che l'errore di coloro che attribuiscono il campo rosso allo scudo dello stemma dei Kastriota, anziché quello d'oro, deriva dal fatto che la bandiera nazionale albanese, in mezzo alla quale Skanderbeg collocò l'arme della propria famiglia, è precisamente di colore rosso (rubea vexilla, scrive Barlezio). Interessantissimo e curioso è certamente questo documento che qui ci piace di riprodurre, a proposito, dall'originale che si conserva neU'Archivio del sulloilato cav. Bideri, la cui famiglia, originaria da Palazzo Adriano, s’imparentò più volte, fin da tempi assai remoti, con quella dei Massarecchi Kastriota. « Ho inteso dal mio agente D. Arrigo Canuti le differenze che si sostengono colle armi alle mani tra le famiglie Albanesi di codesta mia Badia di Palazzo Adriano, di D. Giorgio Masaracchi e Paulo Granfi, perchè il Grami, come sindaco , hà buttato a terra lo stemma gentilizio coll' aquila coronata a due teste posta dal Massaracchi nel suo Palazzo Mi giungono parimente le lagnanze del Massaracchi e sue carte autentiche per mostrare che tale stemma gli competa. E standomi a cuore molto la verità e la quiete, hò fatto esaminare le carte su dette, dalle quali si rilieva che questa Famiglia sia una linea della Famiglia Reale di Giorgio Massacchi (sic) Castriota detto Scanderbeg, la quale avendo apparentato colle Case Imperiali di Comneno e Paleologo, e con altre principesche famiglie di Napoli e Sicilia, hà sempre usato e porta con se tal Arma gentilizia. Quindi hò deliberato appalesare a V. S. Rev.ma il mio piacere che si rimettesse lo stemma conteso nel suo luogo, e colle buone maniere si acquietassero le riferite famiglie. E volendo sperare corrisposta la mia brama , mi offro a di lei vantaggi.e gli auguro da Dio ogni bene. Roma, 15 marzo 1637.—Affino col suo piacere—Il Cardinal Barberini. — A Monsignor Alfonzo d' Avlos Giudice della SS.ma Inquisizione di Sicilia.—Palermo. » Noi ancora non sappiamo per quali motivi Paulo Granà si fosse determinato ad un tale atto di violenza e di prepotenza; ma ci sorge il fondato sospetto che in ciò non dovesse essere stata estranea la pretesa arrogante dei Vranai di farsi ritenere come appartenenti alla famiglia Kastriota , anzi addirittura come i legittimi discendenti di Giorgio; solo per il fatto ohe Bernardo Vranai-Conte, che del resto non ha proprio nulla da fare con i Granà di Palazzo Adriano , sposò in seconde nozze, come abbiam detto, una Maria Kastriota, la quale, per giunta, a testimonianza di Giovanna Cominata, non apparteneva nemmeno alla Casa Kas-triota-Skanderbeg ! Un altro documento ci sovriene qui in relazione alla identità originaria dei Kastriota coi Massarecchi; però ci affrettiamo di far rilevare che questi ultimi non sono affatto della Famiglia del grande Eroe, sibbene antichi parenti di essa, perchè derivanti dal medeismo ceppo. « Noi Basilio Matranga Arcivescovo d’Acrida, deputato dalla S. Sede per il Seminario greco di S. Atanasio di quest’Alma Città di Roma, facciamo fede qualmente il chierido Nicolò Tommaso Massaracchi de'Greci-Albanesi di Sicilia, per lo spazio di anni dieci che assiste in tutte le Sagre Funzioni di questo Seminario. è stato da me riconosciuto di buoni costumi ed applicato al Culto Divino con esemplarità e fà sperare ottima riuscita nel sacerdozio. E parimente facciamo fede, per quanto a noi costa qual Vescovo Nazionale , come il medesimo è d’una delle principali Nobili Famiglie Albanesi, che dietro 1’ invasione dell’Albania si ritirarono e situarono nei Regni delle Due Sicilie , essendo la di lui