— 61 — enormemente dipendente all’estero, e non bisogna perdere di mira il fatto che il commercio internazionale è una lotta con la quale uno Stato tende a sopraffare l’altro. Non si può quindi abbandonare lo scambio alla semplicistica formula lasciar fare —. Proteggendo la produzione, si crea nel mercato nazionale del lavoro una maggiore richiesta di mano d’opera. Così ad es. se gli Stati che fabbricano automobili, compresa l’Italia nella quale quest’industria ha una grandissima importanza, togliessero i diritti di dogana (1) sull’importazione di automobili, l’industria degli Stati Uniti, il cui costo di produzione è bassissimo, costringerebbe i produttori a chiudere le fabbriche con conseguente licenziamento degli operai impiegati in questa industria. Inoltre, le maestranze dei paesi nei quali vige il libero scambio sono costrette a mantenere i salari bassi causa della concorrenza, mentre il protezionismo favorisce il lavoro aumentandone i salari. I diritti doganali poi, costituiscono per (1) Le imposte eh» lo Stato preleva sulle importazioni e sul transito delle merci sono, dette dazi doganali o dazi governativi o semplicemente dogana per distinguerli dai dazi prelevati dai comuni chiusi (dazio comunale o dazio eonsumo). Secondo la loro, funzione i dazi doganali si distinguono in dazi fiscali e dazi protettori. I dazi fiscali hanno come scopo esclusivo di procurare un’entrata allo Stato e sono, imposti sulle menci che non sono prodotte all’interno (es. da noi sul caffè, petrolio). I dazi protettori sono imposti su merci straniere che sono anche prodotte nell’interno, le quali sono esenti da imposta di produzione (es. da noi le automobili, ece.). Alle merci eodpite da dazi si applica la tariffa che può essere commisurata secondo l’unità di peso, di volume, ed allora il dazio si dice specifico o secondo il valore delle merci colpite dal dazio ed allora il dazio si dice ad valorem.