— 334 — di repressione cieca e brutale. Ma i disordini di Novi-Bazar hanno lumeggiato un altro pericolo che persiste ancora nella sua integrità, e che bisognerebbe porre opera a distruggere : il pericolo dell’azione anti-serba, spiegata dalle autorità turche, che ha creato in Serbia, a giusto titolo, un risentimento ed un’eccitazione vivissima..... Ma a parte ogni interesse particolare di questo o di quello Stato, nell’interesse generale di tutta la cristianità e della civiltà europea , sarebbe ben necessario che si facesse intendere alla Turchia come, solo una protezione immediata, leale e forte dei cristiani minacciati , potrebbe oggi salvare essa e 1’ Europa tutta dal pericolo di una nuova conflagrazione balcanica. » Tali considerazioni ben potevano servire di sostegno alla questione albanese, tanto più che anche l’elemento musulmano, con i soli mezzi di cui può disporre un popolo privo di ogni libertà, cioè con le armi, non mancava di fare il possibile, per richiamare l’attenzione dell’Europa sulle tristissime condizioni della Patria, rivelando, con gravi sintomi, i mali che, sempre permanendo, richiedevano, come purtroppo richiedono, la più benevola e disinteressata cura da parte delle nazioni civili. Fin dal mese di aprile, per opera specialmente di Mulha Zeka, si tenevano delle riunioni in tutta la Ghegheria, allo scopo di rinnovare la Lega che, ponendo fine a tutte le questioni personali, sospendendo, o addirittura componendo, le vendette di sangue, accordasse fra loro gli Albanesi tutti e li mettesse in grado di poter affrontare i prossimi avvenimenti e di resistere tanto ai nemici esterni, quanto al Governo. Così a Scutari circa ottomila uomini armati, nel mese di maggio, tenevano un’assemblea all'aperto, decidendo di usare ogni mezzo per impedire la costruzione della ferrovia strateg-ica bosniaca, e per opporsi a tutti coloro che àvessero osato di attentare all’ integrità territoriale dell’Albania. Nei primi di giugno, in tutto il sangiaccato di Novi-Bazar, a quanto si annunziava da Vienna, minacciavasi una vera e generale rivolta contro i Turchi; a Prisrend i capi delle tribù montanare radunavansi per rinnovare il patto di sangue con la popolazione della città; nel mese di lug’lio, alcune grosse bande, che il Comitato per l’indipendenza avea levate e messe in armi, sostenevano varii scontri sanguinosi con i soldati regolari in diverse località dei vilayets di Kossovo e di Monastir ; mentre la maggior parte delle comunità si rifiutavano di pagare le imposte e di prestare il servizio militare. Ai primi di settembre Hussein Bey, uno dei principali cittadini di Scutari, ribellavasi all’autorità e, recatosi in Mirdizia, d’accordo con molti di quei forti montanari, chiudeva le vie di comunicazione fra Scutari e Prisrend, e tutta la popolazione coglieva il destro per chiudere le altre vie e per mandare un ultimatum a Kiasim Pascià , reclamando la liberazione e il ritorno delPamato Principe Prenk Bib Doda. Nello stesso tempo Malikj Bey Frashri, a capo di una forte