volta, per opporsi, d’accordo con la Turchia, alle pretese espan-sioniste bulgare, suscitando per ciò lo sdegno del gabinetto di Pietroburgo, che da una parte si affrettò ad avvisare il governo serbo di pagare, nel termine più breve, il resto del prestito russo del 1876, e dall’altra, non tralasciò mezzi per opporre inciampi alla politica serba a Costantinopoli ; tanto che lo stesso Nowa-kowich, allora Ministro del Re Alessandro presso la Porta, fu costretto di far sapere a Belgrado come gli fosse impossibile di rappresentare con successo il suo governo, per le mene e per il malvolere della Russia. Ma ogni pericolo fu scongiurato, anche per la condotta di Stoi-loff, come si è detto. La Porta però, convinta che le insurrezioni in oriente sono state sempre alimentate dall’oro russo e che i Vescovi, i popi, gl’institutori e i maestri non sono altro che agenti dello Czar in Macedonia e in tutti i Balkani, volle trarre profitto dalla situazione e domandò che fossero destituiti alcuni vescovi e alcuni preti, accusati di essere implicati nel movimento rivoluzionario. In quella occasione il Corriere dei Balkani, in favore del Vescovo bulgaro di Uskyp, scriveva che il Sultano, il quale aveva garentito a tutti i suoi sudditi il libero esercizio del loro rispettivo culto, non avrebbe dovuto permettere che un altro rappresentante del culto ortodosso, che legava i Macedoni alla Russia, fosse calunniato e battuto in breccia. Ma se la Russia, accorgendosi di aver scelto male il momento di provocare disordini, a fine di pescar nel torbido, si riserbò di agire a miglior tempo, quando cioè la Turchia non fosse in grado di mantenere più sul piede di guerra un esercito considerevole, e quando la Serbia avesse subita qualche importante crisi politica ; non per tanto cessò di avviare le cose in guisa che gli avvenimenti futuri potessero permetterle di avvalersi di condizioni politiche più vantaggiose, preparate sapientemente alla lunga. Si ebbero allora gl’incontri ad Abbazia del Principe Nicola del Montenegro col Principe Ferdinando di Bulgaria, e di quest’ ultimo col Re Carlo di Rumania ; nei quali si ventilarono le più gravi questioni relative alla politica balkanica ; mentre, in considerazione di ciò, tutti i consoli austro-ungarici residenti in Albania, venivano chiamati a Vienna, per ricevere istruzioni speciali circa la condotta da tenere e l’azione da spiegare in quelle provincie turche; e mentre il conte Goluchowski, nell’assicurare, in seno alla Commissione del bilancio degli esteri della Delegazione austriaca, che la pace dell’Europa non sarebbe stata turbata, per le garenzie offerte dalla Triplice Alleanza e dagli accordi speciali austro-russi rispetto la questione orientale; affrettavasi a rilevare che la Monarchia austro-ungarica, essendo immediatamente vicina alla Penisola balkanica, era costretta a seguire gli