— 106 — snaturalizzare gii Skkiptari. Essi reclamavano quindi scuole ed istituti di beneficenza, oltre che l’unione e l’autonomia amministrativa di tutte le provincie albanesi, con a capo un principe nazionale, o magari estero, e più specialmente italiano. Per tutta risposta allora duecento Bey furono mandati in esilio. Ma gli Albanesi non si perdettero d’animo per tanto, e nel mese di luglio del 1896, spedirono un altro Memorandum al Gran Visir, e tre mesi dopo una Petizione alle varie potenze d’ Europa, per chiedere il loro appoggio e la loro protezione. Ma tutto fu vano. In quel tempo io credetti che si fosse avvicinato il momento di una vera rivoluzione generale e sollecitai parecchi amici e patrioti ardentissimi di cooperarsi a prepararla materialmente e a farla scoppiare in tutti i mlayets; tanto più che quasi tutta la stampa europea disinteressata mostrava una grande simpatia per il nostro popolo e l’opinione pubblica parea ben disposta ad influire energicamente sulla diplomazia, per determinarla ad intervenire in favore di esso. Non approvavo quindi l’idea di quanti seriamente e in buona fede speravano ancora che la Turchia si sarebbe trovata nella necessità di dover concedere l’indipendenza alla nostra Nazione, per rendersela amica ed alleata quasi nei tristi giorni che indubbiamente le si preparavano; come pure la ingenuità di altri, i quali lusingavansi e tuttora si lusingano che un popolo possa risorgere a vita libera, mendicando concessioni e sperando di strapparle anche a frusto a frusto, da chi tutto gli tolse e che medita di continuo sui mezzi di ribadirgli sempre più le catene addosso. Scrivevo per tanto : « A mio modo di pensare, altra via di salute non v’ ha che quella delle armi, e a tentarla bisognerebbe cogliere l’occasione, che non mancherà di offrire propizia, quanto prima, la rivolta delle varie nazionalità che gemono sotto la tirannia della mezzaluna ; poiché durando a lungo in fallaci speranze , gli Albanesi, che, per il valore non comune, vengono di solito impiegati nella violenta repressione dei moti rivoluzionari, dai quali spesso è turbato l’impero turco , minacciando di far crollare ignominiosamente il trono d’ Osmano, corrono sicuro rischio di venir travolti in tale ruina, perchè susciteranno lo sdegno e l’avversione dei popoli civili. » Non tutti però furono del mio avviso; anzi il Lorecchio, allora Presidente della Società Nazionale fra gli Albanesi d’Italia, con lettera del 24 settembre 1896, mi scriveva: « In quanto a suscitare la rivoluzione nella Slikiperia, a me pare che ogni tentalivo di simil g-enere per parte nostra, allo stato presente delle cose, sia reato di parricidio addirittura. Non ho bisogno di spendere molte parole con lei, e però accenno appena : 0 la rivoluzione riuscirà vittoriosa (e crede Ella che gli Shkiptari siano nelle condizioni di costituirsi a stato indipendente ?), e allora le conseguenze sono evidenti. 0 la rivoluzione sarà repressa e soffocata , e in tal caso ancor peggio ! A parte