— 184 - un vero e durevole miglioramento nella situazione. Noi ce lo auguriamo per le nostre molte relazioni colle autorità turche, specialmente nel nostro esercizio di protettorato religioso. Ciò è tanto più urgente perchè noi abbiamo, per disgrazia, esperimentato spesso che le nostre amichevoli e leali intenzioni di fronte alla Turchia sono misconosciute, a suo proprio danno. Queste nostre intenzioni, da agitatori di professione, privi di scrupoli , sono spesso interpretate in modo da diffondere la diffidenza proprio sul terreno ove la concorde e cortese azione potrebbe impedire molte sventure. La Turchia non ha alcun amico più disinteressato e migliore di noi, perchè in molte questioni gl’ interessi reciproci sono comuni. Noi desideriamo pertanto solamente ciò che può assicurare e consolidare l’inalterata esistenza della Turchia. È quindi spiacevole che molte influenze di retroscena riescano ancora spesso a turbare le buone relazioni che noi vogliamo sinceramente conservare ed a seminare uelle sfere dirigenti sospetti ai quali la nostra condotta non offre nessuna giustificazione. » A proposito di tale discorso, dalla Wiener Allgemeine Zeitung giudicato come una manifestazione di pace di primo ordine , il Wiener Journal scriveva: « È probabile che, fattore il tempo, si formi un grande Stato balkanico; ma è più probabile che la legge di gravità spieghi la sua azione auche nei Balkani. I piccoli organismi staccati finiscono con l’aggreg’arsi al maggiore organismo, che può esercitare su loro una grande forza di attrazione; » e l’ufficiosa Neue Freie Presse mostravasi lieta che il Golucliowski avesse dimostrato agli Stati balkanici come essi non potessero più fare l’antico giuoco di gettarsi ora da parte della Russia e ora da parte dell’ Austria, alimentando così un antagonismo pericoloso fra le due potenze. Eppure tale condotta, che solo in apparenza si voleva evitare, costituisce sempre, e per necessità, la base fondamentale della politica balkanica , anzi ne è quasi la chiave, perchè di continuo favorita dal lavorio più o meno coperto dei Gabinetti di Vienna e di Pietroburgo; sicché, fino ad og’gi, vale l’otservazione melanconica del Ristich che, relativamente alla Serbia, rileva nelle sue Memorie non esser possibile che questa rimanga in buoni rapporti con l’Austria e con la Russia, ad un tempo, perchè se va innanzi bene coll’ una, può tenersi sicura che l’altra ne è malcontenta ed irritata. Rassicurato in parte il Sultano, pensò allora di sbarazzarsi di tutti coloro che, a suo modo di vedere, nutrivano sentimenti piuttosto liberali, per quanto questi siano compatibili coll’ abbrutimento che caratterizza gli Osmanli, e in particolar modo i così detti Giovani Turchi, nemici giurati d’ogni influenza europea e non meno fanatici dei loro correligionarii conservatori, che essi affettano di spregiare, sebbene gii uni , salvo le onorevoli eccezioni , non si distinguano dagli altri che per una speciale defi-