rimandato in patria il Principe Prenk Bib Doda, detenuto a Costantinopoli da dieci anni. Dopo i primi successi del Montenegro, e in seguito a lunghe trattative, Dervish pascià, ben sapendo quanto l’aiuto di quei valorosi sarebbe stato utile alle armi turche, ottenne che il Principe fosse mandato a Scutari, donde poi gli diede licenza di ritornare fra i suoi monti, trattenendo però prigioniero lo zio di lui Gjon Marku. Per questo fatto e perchè la Turchia tergiversava sempre nel riconoscergli i diritti ereditari, egli, incoraggiato anche dalle nuove vittorie montenegrine, pensò di rendersi affatto indipendente, e non solo non permise che il suo popolo recasse alcun soccorso ai nemici ereditari della patria, ma si studiò di crear loro delle difficoltà d’ogni sorta, e chiuse la strada fra Prisrend e Scutari. Dervish, alla sua volta, bloccava tutti gli sbocchi della Mirdizia. Malgrado ciò, nell’aprile del 1877, Penk Bib Doda, per mezzo del fido D. Primo Dochi, che era riuscito ad andare a Cettigne, stipulava col Principe Nicola un vero trattato d’alleanza, tendente a far sorgere uno stato albanese indipendente. Ai primi di maggio vi fu tra lui e l’alleato un abboccamento alle frontiere albanesi e fu stabilita un’ azione di concerto, che avrebbe dovuto prendere grandi proporzioni, a misura che i Russi andassero progredendo nelle contrade danubiane. La Bosnia e l’Er-zegovina da un lato, 1’Epiro e la Tessaglia dall’altro, sarebbero entrate in azione, appena le armi russe avessero avuto il primo risultato decisivo. Si disse allora che furono anche presi accordi per tentare un colpo di mano sopra Scutari, col concorso anche degli Albanesi di Alessio, di Kroja e di altre città, uniti ad un corpo di monte-grini, comandato dal Principe Nicola in persona. Ma è lecito dubitare di ciò fortemente; quantunque in quei giorni a Scutari una rivoluzione paresse bella e pronta e gli animi fossero ivi e in tutta l’Albania così disposti ad una lotta decisiva per la libertà, che per fino si maturava l’idea di rivolgersi all’Italia e di reclamare ufficialmente la sua protezione e il suo appoggio morale. Intanto i Mirditi, trincerati nelle loro rupi inaccessibili aspettavano il segnale per piombare in massa sui Turchi, già stanchi e demoralizzati; e incominciate subito dopo le ostilità, essi ottennero la liberazione di Gjon Marku, avendolo barattato con Senal bey, il quale era caduto fin da principio nelle loro mani. Ma il Principe Nicola non mandò gli aiuti promessi, forse perchè non ne fu più in grado , o forse perchè incominciava a temere che la formazione di un nuovo stato indipendente ai suoi confini, avrebbe potuto, un giorno o l’altro, costituire un argine insormontabile alle mire di espansione montenegrina nella riva dell’Adria-tico, come pure a quelle panslavistiche nella penisola Balkanica. Egli però ebbe torto, se mai fu ispirato allora da simili considerazioni, poiché la rivoluzione albanese, da una parte, avrebbe di-