— 81 — armi contro alla sua nemica, e finché questa non si ritratti, nè più pensi aU’Epiro e alla Macedonia, non le porrà. » Addì 12 dicembre 1885 il De Rada medesimo in una lettera all’ Adriatico di Venezia, ribadendo le stesse accuse, dopo d’aver ricordato come in Bari un certo Jancopulo avesse in tutti i modi osteggiata la proposta di aprir nelle Puglie commerci coll’ Albania , denunziava come anche un fratello di lui, della semenza di Sinone, combattesse la possibilità d’ un’ equa federazione bal-kanica, nella quale anche l’Albania avesse un posto, e come ambedue, con falsi asserti, tendessero a distruggere la benevolenza dell’ Italia per la nazione albanese. Soggiungeva quindi: « Delle fedi religiose la Turchia e la Grecia si sono servite come di mezzo deleterio del sentimento nazionale in Albania. La Turchia, privilegiando gli Shkjptari musulmani e indulgendo ai loro soprusi, li trattava differentemente dai loro compatrioti cattolici e ortodossi. A questi, alla lor volta i preti, dietro la parola d’ ordine avuta dal Patriarca di Costantinopoli, additavano come porto di salute la trasformazione in Elleni. Questo giuoco ha ora perduta ogni sua forza.... Quali sieno le disposizioni dei traditi Shkjiptari verso la Grecia, lo manifestò il fatto che, dall’oste ottomana accampata in Epiro, si staccano gii Albanesi a compagnie ed entrano nei villaggi greci e depredano e uccidono e svergognano donne. Dall’ altro lato la propaganda ellenica, che nella Toskeria si giovava della mancanza di libri e di alfabeto albanese , va dileguandosi davanti alla nuova cultura che sorge e irradia di dentro e di fuori la Patria. Questa cultura è lo spettro di Banco per l’insensato panellenismo. Mentre v’ ha chi afferma che in Grecia non si sono proibite le scuole albanesi, i giornali greci parlano con dispetto per fino di quelle che si vanno aprendo in Turchia. Quando in Alessandria d’Egitto fu da E. Mitko, albanese di Korcia, edita V Ape shkjiptara, in Atene furono bruciate tutte le copie che poteronsi avere... Quando poi comparve il Fjàmuri Ar-bcerit, dopo vane pratiche col governo italiano per farne impedire la pubblicazione, i Greci credettero ottener dal turco che ne proibisse l’introduzione in Albania, e un bel giorno i giornali greci annunziarono allegramente che questo era avvenuto.» Anche per questi elementi compiancendosi il Canini di veder convalidata ancor meglio l’opinione già da lui altre volte espressa, che i Greci, ove avessero voluto fare la guerra, non avrebbero potuto fare assegnamento sopra 1’ amicizia e il concorso di nessuno dei popoli ancora, interamente o in parte, soggetti alla Turchia , veniva nella conclusione che la sleale e bizantina politica del governo greco nel 188.0-81 aveva portati i suoi frutti, essendo già tutti i popoli balkanici ostili alla Grecia, ed essendo il filellenismo morto o languente in Italia e nel resto dell’Europa. A spiegazione di un tal fatto, ricordava egli che lo spauracchio 11