— 150 — riavvicinamento con la Russia, anche a costo di dover sostituire agli Obrenovich' la dinastia rivale dei Karageorgevich. Ma l’eccitazione avea raggiunto il colmo nella Grecia; tanto che fu dichiarato che il Governo assumeva la direzione dell’ ortodossia ellenica; e di fatto, per mezzo del Sinodo di Costantinopoli, domandò alla Porta, non solo la dichiarazione che la Chiesa bulgara era scismatica, ma che per tanto il clero di essa fosse costretto a mutar le fogge degli abiti. Frattanto il Sultano, sperando in un possibile accomodamento, non si decideva ad accettare le dimissioni del Patriarca; e siccome il Sinodo, contro ogni suo diritto, minacciava di proclamare la Chiesa ortodossa in istato di persecuzione e di pronunziare per fino l’interdetto; la stampa turca giustamente osservava che una tale enormità, per lo meno, sarebbe stata strana ; poiché il Capo dell’IsIam non poteva arrogarsi il privilegio di intervenire in materia religiosa, nè dogmatica nè disciplinare cristiana, e tanto meno di fulminare scomuniche. Circa la direzione dell’ortodossia assunta dal Gabinetto greco, metteva poi in rilievo il fatto che ciò costituiva un’ intrusione ingiustificabile ; poiché il Sinodo di Atene, non essendo per nulla minacciato dalla Turchia, nè la Chiesa della Grecia correndo alcun pericolo; il Governo di quella nazione non avea alcun diritto d’immischiarsi, anche indirettamente, nelle faccende dell’impero turco; tanto più che la stessa Chiesa greca, alla sua volta, era da ritenersi come scismatica; essendosi staccata da Patriarcato di Costantinopoii, come quella russa e quella bulgara. Quantunque dimissionario, il Patriarca credette opportuno di non lasciare senza risposta il teskeré della Porta, in data 11 agosto 1890, e per mezzo di un suo takrir, esaminò i cinque punti contestati fra il Patriarcato e il Governo, cioè: i matrimoni e i divorzi, i testamenti dei cristiani ortodossi, le scuole, la procedura criminale relativa ai preti e i berats dei Vescovi bulgari. Il linguaggio del Patriarca, alla fine del takrir, diventava addirittura violenta, con la dichiarazione di mantenere fermamente le dimissioni, perchè la Porta umiliava e avviliva l’ortodossia e con la conclusione che la Chiesa si trovava quasi in istato di persecuzione. Il Consiglio patriarcale, dalla parte sua , minacciava pure di dimettersi e di affidare gl’ interessi della Chiesa d’ Oriente allo zelo e alla sollecitudine delle altre Chiese ortodosse, e precisa-mente a quella russa; senza pensare che questa, in fondo in fondo, non sogna altro che l’abbattimento del Patriarcato ecumenico. Ciò non di meno il Patriarca fu invitato all’Yldiz Kiosk, per trattare un componimento; ma egli si rifiutò di accettare l’invito, con la scusa che, essendo dimissionario, non poteva nella sua qualità presentarsi davanti al Sultano. Nell’ottobre la rottura fra la Porta e la Chiesa greca di Costantinopoli era completa; il Santo Sinodo, presieduto dal Metro-