— 290 — almeno un Ministro, che, alla fin fine e malgrado tutto, avea saputo, per quanto gli era riuscito possibile, mantenere alto il decoro e il prestigio della Nazione nei rapporti internazionali. La questione pertanto fu portata alla Camera, nelle tornate che ebbero luogo nei giorni 21 e 22 maggio, in sede di discussione del bilancio del Ministero degli Affari Esteri; nella quale occasione l’onor. De Marinis disse fra l’altro : «.... Tauto varrebbe che 1’ Italia stracciasse la sua carta geografica, rinunziasse per sempre al posto assegnatole dalla natura, calpestasse tutte quante le tradizioni marittime del suo passato, che le additano le vie del suo avvenire, se dovesse con indifferenza, mentre l’Austria si avvia per la Bosnia e l’Erzegovina a Salonicco, e dopo aver visto L'Adriatico nostro diventare mare austriaco , vedere il mare nostro di Sicilia diventar mare francese. Ahimè, come già la profezia in parte di Giuseppe Mazzini, così questa di Felice Cavallotti si è avverata ! Pur troppo, la Bosnia e l’Erzegovina, in onta al trattato di Berlino, sono diventate provincie austriache; pur troppo la linea ferroviaria Yienna-Salonicco sarà, fra non molto, un fatto compiuto, meutre 1’ Adriatico è oggi un mare benefico più agli interessi altrui che nostri, minacciato ancora dall’opera austriaca nell’Albania. » A tale dolorosa conclusione egli venne dopo d’aver considerato, da costante oppositore della Triplice, come questa fosse utile alla Germania e all’Austria, la quale ultima, per essa, avea potuto garentirsi contro la Russia ed esplicare inoltre la sua azione nociva all’ Italia nell’ Adriatico, e particolarmente nella Bosnia, nell’Erzegovina e nell’Albania; come pure dopo d’aver constatato come in Italia non ci si preoccupasse abbastanza dei diritti e degl’interessi nell’Adriatico, in un tempo specialmente in cui, oltre che le provincie della Bosnia e dell Erzegovina, oramai divenute austriache, in onta al Trattato di Berlino, 1’ azione dell’ Austria in Albania non poteva essere rassicurante per 1’ Italia, in vista di avvenimenti poco tranquillizzanti nell’Albania e nella Macedonia. L’ on. De Martino, attaccando direttamente il discorso di Goluchowski, così parlò a sua volta: «..... Se lo statu (pio è una condizione necessaria del momento presente della politica internazionale e se, senza che sorga un fatto che giustifichi la sua azione, l'Italia non può volerlo turbare, basta però volgere gli occhi alle condizioni interne dell’impero ottomano ed alla situazione generale internazionale, per convincersi che gravi e seri dubbi esistono sulla sua permanenza e immutabilità. Le condizioni politiche generali nei Balkani, inducono infatti a credere che non lontani eventi si preparino in quelle regioni... La storia è là tutta che c’ insegna come, se 1’ Europa si è sempre opposta ad uno smembramento totale dell’ Impero ottomano, che fu sogno e desiderio degli imperatori Alessandro e Nicola di Russia, non è meno vero che essa ha successivamente provocata ed accettata una lenta