— 227 — Non è a dire però come tal gente, per acquistare un certo credito agli òcchi dei gonzi e delle persone di buona fede, trovi sempre mal fatto ciò che altri fa, e che essa non è per nulla in grado di fare; come affetti di sdilinquirsi per una Patria che non la riguarda affatto, e di averne quasi le sorti in pugno, mentre ostenta disprezzo, e tatvolta anche odio, per la propria; e come trovi modo di voler far credere che si entusiasmi ed abbia palpiti generosi e si commuova, quasi di storia che le appartenga, al ricordo delle imprese, con eroismo senza pari, compiute e dei sacrifizi, con dignitosa nobiltà, sofferti da un popolo cui verun vincolo, nè diretto nè indiretto, nè vicino nè lontano, la lega. Essa per altro inconsapevolmente è tratta ad esercitare una specie di postuma rivincita per le onte patite da pazienti antenati, colla invidia più deplorevole e coll’ odio più infecondo contro i veri Albanesi che, sdegnosi e non curanti, persistono sempre a seguire le tracce venerande segnate dai maggiori, e che, con mirabili opere d’ingegno, con attività straordinaria, che attinge le sue risorse da un ereditario amore ardente e appassionato per la terra bagnata dal sangue degli Avi, per i. luoghi dove giacciono ancora inulte le ossa degli eroi di loro stirpe, da gran tempo si occupano e si preoccupano per la libertà e per l’indipendenza delFan-tica Patria, non meno che per la tutela dei dritti e dei vitali interessi dell’Italia, che ben a ragione, essi amano con tenerezza intensa e con profonda devozione filiale. Angelo Masci concludendo un suo discorso sulla origine, i costumi e lo stato attuale degli Albanesi nel Regno di Napoli, così scriveva: « Or se in tempi meno felici ha la Nazione Albanese ritratto tante generosità dal Governo di Napoli, con quanto maggior fondamento essa oggi spera di esserne protetta? » Queste parole, scritte già fin dal 1807, oggi più che mai possono da noi ripetersi; però ci affrettiamo a dichiarare che, dalla temporanea conquista dei Duchi di Puglia, dalla parziale dominazione veneta, come pure dalle parentele e dai trattati fra i Reali di Napoli e i principi e Dinasti albanesi, non possono al certo ricavarsi titoli che valgano a far sostenere, da parte dell’Italia, dei diritti d'occupazioni territoriali in Albania: ma siamo convinti invece che tali antichi rapporti ben possono offrire la più solida e infrangibile base a nuove e fraterne relazioni fra i due popoli, a profitto della civiltà in generale, della libertà albanese e dell’influenza italiana in Oriente in ispecie.