— 20 — del Divano; così conosceva ogni luogo e ogni straducola del suo paese, che solea visitare tutti gli anni. Gl’Inglesi meditavano di spingerlo a proclamare 1’ indipendenza, per opporre un politico contrappeso agli Ospodari della Valacchia e della Moldavia, agenti del gabinetto di Pietroburgo. In tanto Ismael Pacho Bey, che egli aveva esiliato da Janina e che più volte avea tentato di far assassinare, veniva ammesso fra i Capigi-bashi del Sultano, e per opera di costui, di Abdi-Efendi e di Shalet-Efendi, Veli pascià di Tessaglia era destituito e relegato a Lepanto. Adirato della disgrazia che colpiva lui nella persona del più potente dei figli, Alì mandò a far uccidere Pacho Bey a Costantinopoli, e i suoi sicarii lo colpirono, ma non mortalmente , mentre recavasi a S. Sofia. (Primavera del 1820). L’ardito attentato sbigottì il Sultano, il signore di Janina venne dichiarato ferinanly, e il Mufti Hadgi Kalil Efendi lanciava contro di lui l’anatema. In pari tempo si diede ordine a Muhamet Drama-Alì, nazir della Tracia, di cui Pacho Bey era di fresco diventato genero , e a Pehlevan Baba, pascià di Rutscud, di raccogliere quanti uomini potessero nelle vallate del Balkan e della Macedonia di là dall’Axio, e a tutti i capi della Rumelia di tenersi pronti a marciare al primo cenno. Simili ordini furono comunicati al Romili-Valissì e a Mustai pascià di Scodra, e si affidò a Ismael Pacho Bey, già nominato Vali di Janina e di Delvino, col titolo di Arpalih, il comando supremo della spedizione contro di Alì, che fu tosto cancellato dal catalogo dei visir dell’impero ottomano. Egli accettò la sfida, e sollevò la bandiera dell’ insurrezione. Recossi a Prevesa, per abboccarsi con le autorità inglesi delle Sette isole, che gli venderono armi e munizioni da guerra e gli promisero che avrebbero impedito alla squadra turca d’entrare nelle acque del mar Jonio, quantunque in seguito non avessero mantenuta la promessa. Tornato a Janina, occupossi a riorganizzare gli Armatoli, che levaronsi in massa al suo primo invito. Una folla di montanari bellicosi accorse a lui, ed egli li mandò , con i più valorosi ed esperti a capo, nei punti che credette più importanti e adatti ad impedire un’invasione. Intanto Soliman pascià, promosso in luogo di Veli, al governo dalla Tessaglia, e, invece dello stesso Alì, alla carica di gran Prevosto delle strade, emanava un proclama, che alterato nella traduzione dal suo segretario, mise in armi l’Epiro e la Grecia. In maggio Alì radunò a Janina tutti i capi dei cristiani e dei maomettani; e dopo di essersi al loro cospetto giustificato di tutta la sua precedente condotta, ispirata allo scopo di liberare la Patria dal giogo dei Turchi, proclamò la rivoluzione, dichiarando che egli non sarebbe entrato in trattative con la Porta (che soleva sempre chiamare bassa, anzicchè sublime), se non quando l’esercito albanese si fosse trovato alle porte di Costantinopoli. Solimano indugiava a muoversi e Alì che avrebbe