— 118 — affamati avoltoi, si slanciavano su gruppi di donne, di vecchie e di bambini fuggenti in cerca di salvezza; trucidando tutti senza pietà. La nostra guardia di confine intervenne in aiuto dei fratelli cristiani e, dopo tre giorni di combattimento, essendo giunti ai nostri dei grossi rinforzi, gli Arnauti vennero respinti. Tentarono essi in numero di diecimila di attaccare per ben tre volte il confine; ma ne ebbero la peggio. Le nostre truppe regolari e territoriali, armate con fucili a ripetizione russi, fecero atti di prodigioso valore, per salvare i fuggiaschi cristiani; di cui trecen-tossessanta famiglie ripararono a Kolasin, dove si sono recati il Principe Mirko e il Ministro della guerra voivoda Plamenaz. Ad Andrijevitza recossi il Ministro Presidente Bozo Petrovic, la cui sola autorità scongiurò il pericolo che i Montenegrini, infiammati da legittimo furore, non varcassero i confini. Di fronte a questi fatti, essendo provato che truppe regolari turche hanno preso parte agli eccidi dei cristiani e che delle ripetute violazioni di confine le autorità turche di Berana non vollero prender nota, prima due volte il nostro Governo e poscia il Principe stesso, protestarono energicamente presso }a Porta e il Sultano, minacciando, qualora non venisse ristabilita la tranquillità subito, di lasciare al Sultano la responsabilità di quanto potea succedere. » A dir vero i fatti aveano avuta un’origine ben diversa ed un po’ troppo diversamente si erano svolti; come risulta da informazioni di fonte albanese, ufficialmente confermate in seguito; secondo lè quali la uccisione di cinque o sei Agà, che recavansi a Berana e in altri luoghi per ragioni di commercio, avvenuta verso la metà di giugno, per opera di alcuni cristiani, opportu-nemente sobbillati, e non certo dal Montenegro; avea spinti parecchi musulmani ad armarsi per punire i colpevoli. Questi, dopo d’aver condotte le loro famiglie in territorio montenegrino, li attesero ben riparati e in grosso numero ; sicché avvenne una mischia terribile, riuscita favorevole ai musulmani, che irruppero dentro Berana, uccidendo molti ortodossi e bruciando non poche case. Un grido di allarme si ripercosse nei dintorni; poiché, per opera di agenti austriaci, si dubitò che la notizia data in quel torno di tempo, da un giornale di Cettigne, che lord Salisbury si fosse cioè accordato col Principe Nicola per una prossima annessione dell’Albania al Montenegro, per quanto smentita categoricamente e subito dalla stampa inglese, avesse un fondo di verità; nel senso che, non già l’Inghilterra, ma la Russia, che proprio in quei giorni avea largamente forniti i Montenegrini di armi e di munizioni, avesse lasciate le mani libere ed avesse apprestati a questi ultimi i mezzi materiali e promessi gli appoggi necessari, per tentare un colpo audace sul territorio albanese. Ciò si pretendeva che fosse reso ancor più credibile dal fatto che grandi distribuzioni d’armi, ritirate dai depositi d’Alessandra e di Zabjak, erano state fatte perfino ai cittadini di Podgoritza,