— 379 — meno a quanto ne dissero i giornali di Grecia in quell' epoca.... In tutti i casi S. A. ha dimostrato a chiare note di non nutrire sentimenti di ambizione. L’opera sua è tutta un’ opera alta, nobile e disinteressata, e da essa il Principe non sarà distratto per inverosimili illusioni che intorno a lui si facciano a cuor leggiero. » A questo punto vorremmo domandare se veramente S. A. si recò a Corfù, ed avremmo pieno diritto di chiedere, se fosse possibile, i nomi dei Capi convenuti nell’ isola, per rappresentare tutta la Albania; come potremmo render noto quel che fu detto in Atene alla persona ivi dal Principe espressamente mandata, e quali provvedimenti ad essa, in forma abbastanza vivace, furono annunziati, ove mai egli avesse osato metter piede in suolo greco; come pure potremmo esprimere tale e quale il giudizio di qualcuno che con lui ebbe ad incontrarsi a Brindisi. Ma tutto questo, prima o dopo, verrà a sapersi; quindi preferiamo di non occuparcene; solo rileviamo che, se al cosidetto Congresso di Corfù non presero parte i principali tra i veri capi albanesi gheghi e toski , o almeno alcuni di essi, o qualche loro rappresentante autentico; in tal caso, il memorandum bisogna giudicarlo sotto un altro punto di vista e qualificarlo come si conviene; tanto più che esso, in nome del popolo albanese, affermossi redatto da un Comitato di tutti i Capi maomettani, cattolici ed ortodossi, e di tutte le Società, leg’he e comitati esistenti in Albania e all’ estero, di cui, a dir vero , non conosciamo l’esistenza, ove pur non si tratti della Dituria e della Drita di Bukarest, della Bashhimi di Scutari, della Deshira di Sofia , che di sicuro non mandarono alcun rappresentante. Non vogliamo dare nemmeno alcun giudizio circa la corrispondenza da Scutari in data del 5 luglio, pubblicata dalla Information, secondo la quale il signor de Aladro, recatosi a Vienna, si era messo in contatto con parecchie personalità ed erasi anche presentato al Ministro degli esteri, dove avea avuto un lungo colloquio col 1° Capo Sezione, Conte Liitzow, alla presenza del Conte Goluchowski, cui aveva assicurato, per il caso di un successo dei suoi sforzi, di voler mantenere con l’Austria confinante rapporti sinceramente amichevoli ; rileviamo però che, se i partigiani del Principe erano davvero inafferrabili in Albania, come ben notava la corrispondenza citata, e ciò per il fatto semplicissimo che essi, come noi pensiamo, esistevano solo nella fantasia di qualcuno, ad eccezione forse di qualche illuso; pure le autorità ottomane seppero cogliere il destro per infierire maggiormente contro gli Albanesi , per commettere ogni sorta di abusi e di violenze , per arrestare molti Aga e molti Bey , sotto le più strane e speciose accuse, e per chiudere la scuola nazionale di Corcia , che era l’unico faro dal quale irradiava un po’ di luce su tutta la media e su tutta la bassa Albania. Come se ciò fosse nulla, nel mese di novembre il sig. Aladro pub-