- 427 - alcuni politicastri da sacrestia, che però hanno saputo deturpa rii con ogni sorta di sconcezze e di sozzure e con ogn'v maniera di bestialità più o meno reverende, l’on. Di San Giuli ano , dal suo punto di vista che, senza alcun dubbio lascia adito, in moltissimi punti, a divergenze profonde, trattò la grave quistione ’in modo affatto magistrale. Egli, riferendosi al dubbio che la Bulgaria non avrebbe mai abbandonate per l'avvenire le grandi ambizioni che il Trattato di S. Stefano avea tradotte in atto, e mostrandosi sicuro che essa, nel vedere il fermo proposito pacifico delle Potenze e una graduale attuazione delle riforme pratiche , non avrebbe suscitati grandi ostacoli alla pacificazione, così scriveva: « Certo la posizione del Principe e del Governo Bulgaro non è facile, di fronte alla corrente impetuosa del sentimento nazionale, all’ influenza che i macedoni esercitano in Bulgaria, alla concorrenza che, più intelligenti in media, fanno, nelle cariche pubbliche e nelle industrie e professioni, ai bulgari del principato, per i quali perciò è questione di pane che si dia alla Macedonia un assetto che vi richiami tanti pericolosi concorrenti. Dal 1890 al 1891 la popolazione del Principato è cresciuta di seicentomila abitanti, quasi tutti macedoni, di cui ventimila abitano Sofia. Sono macedoni un terzo degli ufficiali, duemila e trecento maestri di scuola sopra ottomila e seicento; quindicimila impiegati su trentottomila; quattro metropolitani sopra otto ; milleduecento e sessanta popi su tremila quattrocentododici; da due a trecento macedoni, licenziati ad ogni anno dalle scuole dell’Esarcato, vengono a cercare fortuna in Bulgaria, perchè sono figli di contadini che non vogliono tornare alla zappa e non trovano sotto il regime turco occupazioni conformi alla cultura... Il Principe , da un cauto non può , senza pericolo per il trono e per la vita , urtare troppo il sentimento nazionale; ma, dall’altro canto, sa bene quali sarebbero le conseguenze d’una politica d’avventure e di una guerra contro la Turchia. Ma, senza dubbio, il fattore più importante di pace è 1 accordo austro-russo. Esso ha certo danneggiata i’ influenza russa presso i popoli slavi; ma è una tregua, una parentesi; non già un abbandono della missione storica della Russia, momentaneamente occupata in grandi diseg’ni economici e politici nello Estremo Oriente. L’accordo, che mira al mantenimento dello statu quo, potrebbe essere turbato nel giorno in cui questo venisse alterato , e sebbene il Trattato di Berlino riconosca all’ Austria il diritto di completare 1’ occupazione militare del sangiaccato di Novi-Bazar, è probabile che l’accordo cesserebbe, se l’Austria si volesse valere senz’ altro di questo diritto. È stato smentito che esiste una divisione di sfere d'influenza e la smentita è confermata dagli sforzi fatti dalla Russia per istituire un consolato a Mitrovizza, che è certo uno dei punti più importanti e più sensibili di quella che in tal caso dovrebbe essere la sfera d’influenza austriaca. Questa situazione accresce efficacia pratica all’accordo