— 231 — tica nazione sorella, stretta all’Italia da legami che nessuna forza potrà giammai nè infrangere nè rallentare. Con ciò egli mostravasi vero italiano e vero albanese, quale fu sempre, giusta le tradizioni della sua illustre famiglia, oltre che uomo politico di prima forza e grande amico della libertà dei popoli. Che noi diciamo il vero e che non ci traggano in errore nè la nostra devozione per il grande patriota italo-albanese, nè la nostra gratitudine per le parole di conforto, per i consigli e perfino per P ammirazione di cui egli, anche nel fastigio del potere, ci fu largo; lo ricaviamo anche dal memorando discorso da lui pronunziato alla Camera dei Deputati, nella seduta del 3 febbraio 1879, nel quale si legge : « Yi sono nazionalità in Oriente ? Quale dovrebbe essere il nostro contegno nella penisola balkanica ? Il mio voto è che, tutte le volte che l’Italia possa avere un’ influenza efficace nella politica estera, dovrà far trionfare i principii in virtù dei quali essa è diventata una grande Potenza europea. Io, o signori, ho la convinzione che la penisola dei Balkani può essere ricostituita sulla base delle nazionalità. Io ho fede profonda che fra quelle genti non vi sia che il soffio della libertà il quale possa vivificarle, incivilirle, metterle in quella grande via in cui sono da parecchi secoli le altre nazioni di Europa..... La penisola dei Balkani è sfuggita a quel lavoro di trasformazione dei popoli che è avvenuto, dopo il quinto secolo, nel mondo europeo. Tanto danno si deve alla corruzione del basso impero e sovratutto ai musulmani, i quali, invadendo quel territorio col ferro e col fuoco, quattro secoli e mezzo addietro, vi distrussero ogni germe dell’umano progresso... Cotesto essendo il retaggio della conquista ottomana, dobbiamo noi disperare dell’avvenire ? Sarebbe lo stesso che non aver fede nel progresso dell’umanità... I Turchi, dopo la conquista, non hanno saputo nè assimilarsi le razze soggette, nè fondarvi un g’overno civile. Non ostante il loro dominio, nella penisola balkanica sono sopravvissute quattro nazionalità, che non fu mai possibile distruggere e che in tutti i secoli hanno protestato contro la ferocia dei conquistatori. Molte di queste vivono in località distinte, ed in conseguenza, una volta redente, potrebbero anche esse venir ordinate in liberi Stati. Queste nazionalità sono quelle dei rumeni, degli slavi, degli albanesi e dei greci. Ricordo queste quattro nazionalità e non tutta quella massa di razze girovaghe che corrono da una parte all’altra della penisola, che attraversano i Balkani e vanno al di qua e al di là delle Alpi elleniche, vivendo alla giornata, a differenza dei popoli i quali vi stanno da secoli e che hanno omogeneità di nazione per lingua e per costumi. È vero, in talune città la confusione è estrema; ma ciò non toglie che in determinate regioni abbiano il predominio nazioni assolutamente distinte. Andate a Sciumla, andate a Varila ed in altre città che sono sulla spiaggia del Mar Nero, e troverete ru-