Il mio illustre concittadino Demetrio Camarda, seguito poscia dal Chiara, pur biasimando una così patente e tendeziosa ingiustizia , non rifuggì dal credere indispensabile pér gli Albanesi un’intima unione con i Greci, onde crescere in civiltà, informandosi all' alito divino che spira dalla sacra terra dell’ Eliade gloriosa , e per salvarsi dall’ assorbimento di che entrambi i popoli minaccia la progrediente potenza dello slavismo. Ma egli non visse forse abbastanza per accorgersi delle intenzioni che parecchi politicanti di Atene nutrono a nostro riguardo; delle quali, per dare un piccolo saggio, togliamo da una lettera che il De Rada indirizzava a Cesare Cantù nel 1886 i seguenti brani eloquentissimi: « Dna federazione balkanica ove gli eredi di Bozzari e quelli di Maurocordato (come ella al suo modo breve ed incisivo designa gii Shkjiptari e gli Elleni) formassero, come gli Svedesi e i Nor-vegi, uno Stato solo, a me pare che sarebbe, dopo poco, sopraffatta degli slavi federati, o dai loro padroni che lor stanno alle spalle. Ma questa unione di eguali non è voluta dagli Elleni, che pretendono il ripristinamento dell’ impero bizantino, che per loro suona impero greco . In quanto alla Shkjiperia, han prefisso che sia essa il soggetto sel vatico in cui innestino la loro lingua e il loro dominio, e quinci riescano prepotenti nella Lega. Verso il 1883 Mavromati, console ellenico in Malta, si sforzava, di dimostrare in assai numeri del giornale Acropoli di Atene, che 1’ Alta e la media Albania, l'Epiro e la Macedonia non contenevano insieme neppur settecentomila Albanesi ; esiguità che toglieva doversene tener conto quasi di nazione aventi diritti. E qualche anno prima, quando, auspice Buscalioni, una mano di volontari italiani si offriva a sostenere a fianco degli Elleni la Federazione balkanica, come il colonnello Coelli ebbe espressa la volontà di Buscalioni e di Canzio che l’Albania figurasse tra i federati, Comonduros si turbò e lasciò cadere le trattative. Intanto l’Albania non pensò, nè pensa a federazioni quali pur siano. Invece eccitatissimi sono ora gli spiriti dalla slealtà arrogante dell’Ellenia, che opera pervicacemente a perderla... Già se Elleni tutti, o se molti sieno stati Pelasgi i grandi uomini della Grecia antica, il tempo ancor non palesa; ma notissimo è oggi che il risorgimento ellenico fu iniziato da un pe-lasgo (albanese) Alì di Tebelen, e che i più strenui eroi dell’El-lade erano Shkjiptari; ma pensatamente gli Elleni tacquero sulla loro nazionalità e ne usufruirono le gesta e la gioria. Dico pensatamente, perchè sin dal 1850 un giornale greco, Ylmera, con-gratulavasi del fatto che a moltissimi villaggi in Grecia si era giunto a far smettere l’idioma albanese. Per l’incuria della Porta ottomana e i sospetti in che i Fana-rioti teuevanla a riguardo della Shkjiperia, aprironsi in Epiro e nella Macedonia scuole greche per gli Albanesi, e non cessando dal lavoro, si venne a capo ad ellenizzare più località in quelle