— 444 — alcun intervento europeo, come pure in considerazione della calma relativa in cui erano rientrati gli Albanesi pel momento. Ma non s’illudeva la Turchia, anzi i circoli della Porta, d’accordo in questo col Re Alessandro di Serbia, sospettando che, irritata dalla missione che , senza alcun vero mandato europeo eransi credute nel diritto di assumere la Russia e 1’ Austria in Turchia, l’Inghilterra influisse più che mai nei torbidi macedoni, e che anzi soffiasse nel fuoco , non nascondevano i loro timori, specie quando si seppe che all’ ambasciatore inglese a Costantinopoli era giunto dal suo governo un controprogetto di riforme, da presentarsi subito al Sultano, i cui punti principali consistevano nella nomina a vita d’un governatore fatto dalle Potenze e nell’autonomia assoluta, estesa alle turbate provincie, le quali però avrebbero dovuto pagare un tributo annuo alla Porta. D’altra parte la Novoje Wremja, pigliando argomento dalla pubblicazione del libro giallo francese , relativamente all’ iniziativa delle riforme, scriveva : « La nuova parte che la Francia si è assunta sui Balkani ha prodotta una profonda impressione in tutta la penisola e ha fornito al partito rivoluzionario macedone, non che agli uomini politici bulgari simpatizzanti per esso, argomento a sperare nell’aiuto della Francia e della Russia, ed a supporre che la Russia, volendo astenersi per ora da ogni impresa palese, si nasconda dietro la sua alleata. Questa supposizione è offensiva per la Russia, la quale non ha mai fatto un doppio giuoco; essa è pure pericolosa in sommo grado, in relazione alla situazione generale, perchè infonde speranze fallaci e diseredita i veri intenti della Russia. » Per tanto il Consiglio dei Ministri turchi, riunitosi all’ Yldiz-Kiosk il 14 aprile, sotto la presidenza del Sultano , stabiliva di inviare un ultimatum alla Bulgaria, ingiungendole di sciogliere le bande in un termine fissato, ove mai non avesse voluto che, a costo di non rispettare la frontiera, la Turchia provvedesse a ciò da sè stessa. La situazione divenne ancor più difficile e complicata per i gravissimi attentati alla diuamite reiteratisi, dalla sera del '¿9 aprile in poi, a Salonicco e in altri luoghi, per cui si disse che la rivoluzione macedone aveva assunta una caratteristica anarchica, e in seguito ai quali, avendo i moti acquistato assai d’intensità e di violenza, forse per la speranza d’un intervento europeo, resa verosimile dalla comparsa di alcune navi da guerra austriache ed italiane nelle acque di quella città, per la difesa e per la tutela degli stranieri, la Porta sollecitò i Governi di Vienna e di Pietroburgo a far dei passi presso quello di Sofia. A Costan-tinopoli'intanto, ricordandosi l’esito fortunato del conflitto con la Grecia, come unico modo di uscire da uno stato di cose pieno di difficoltà e di pericoli consideravansi la guerra, reclamata anche dal partito bulgaro-macedone e che, per espressa volontà