— 368 — da trattative laboriose; non volendo da principio la Russia ammettere alcuna limitazione alla propria influenza in paesi che considerava a sè ligi. Si seppe ancora che 1’ Austria, timorosa della piega che prendevano gli avvenimenti , fece di tutto per ottenere dal conte Lamsdorff l’assicurazione eh e.,per allora, la Russia non avrebbe permesso alcun mutamento nei Balkani, ottenendo però anche, con suo grave dolore, la dichiarazione che la Russia avversava decisamente l’annessione da parte dell’Austria, non solo di Novi-Bazar, ma anche della Bosnia e dell’Ezegovina , perchè non se ne risentisse l’equilibrio nei Balkani, e non nascessero complicazioni. Tutto questo però è scoria e non esitiamo ad attribuire tali informazioni al fatto di voler contentare le importanti e numerose società slavofile sparse per la Russia, le quali agitavansi molto e con ogni mezzo contro l’accordo coll’Austria, accordo che, malgrado la loro opposizione, dalla interviste fra lo Czar e l’Arciduca, era uscito più forte che mai. Ciò si potè constatare subito alla fine di febbraio, allorché la Deutsche Zeitung ricevette da Pietroburgo il comunicato che i Circoli diplomatici competenti assicuravano che la Russia non avrebbe per nulla appoggiata l’agitazione mon-teneg’rina contro l’Austria e che l’annessione della Bosnia e del-l’Erzegovina sarebbe avvenuta, o prima o dopo, senza provocare alcuna tensione fra Vienna e Pietroburgo , e senza avere ripercussione nei Balkani, essendosi pienamente discussa e risoluta la questione fra i due Imperi. « Dopo la partenza dell’Arciduca Ferdinando, scriveva quel giornale, inviavansi ai rappresentanti russi nei Balkani, nonché ad alcune personalità influenti, precise istruzioni è consigli, dai quali risulta chiaramente che la convenzione balkanica austro-russa , già esistente , dopo la visita dell’ erede presuntivo austriaco alla Corte di Pietroburgo, è stata compieta-mente estesa a tutte le questioni balkaniche ancora pendenti. » Il povero Re Alessandro si vide perduto , tanto più che, dopo d’essersi annunziata come probabile la sua abdicazione e poscia anche come avvenuta la sua morte, e dopo l’attentato contro di lui, non riuscito il giorno 26 febbraio, mentre teneva pubblica udienza; avvenne il colpo di mano di Rade Alavantich, o Milano Radovanovich, a Schabatz, che, sebbene fosse anche fallito, per la pronta ed energica azione di Nikolich, capo della gendarmeria, pure produsse una grande impressione a lui e a tutta la Serbia, essendosi trovati addosso al cadavere del preteso generale dei manifesti stampati, in cui egli proclamavasi dittatore , sino allo arrivo pel Principe Karageorgevich. In quella occasione alla Skupcina il deputato Zivkovich rilevò con insistenza il fatto che il tentativo di rivoluzione si era preparato in territorio austriaco: però il Re Alessandro, per quanto dichiarasse ad un redattore del Matin che lo Czar avea approvato il suo matrimonio con la Regina Draga, e che avea accolta con