— 506 — giovinotto quanto gli Albanesi abbiano amata e quanto amino la Patria ; quanto sangue abbiamo versato, quante battaglie abbiamo guadagnate. Per non parlare a lungo, vogliamo solo ricordargli che l’Austria, ai tempi di Mahumud Pascià, ebbe ad accorgersi bene in qual modo si compri 1’ Albania ; come se ne accorse l’Europa tutta, ai tempi di Alì Pascià di Gussigne e nelle battaglie di questi ultimi anni ; come pure tutti or vedono che non sono stati gli albanesi ad aprire la via alla Russia e all’Austria attraverso la Turchia d’Europa. Intorno ai consigli che Sarafoff dà all’Italia, diciamo solo: Che i ministri di questa Grande Potenza; che tutti coloro i quali si occupano di politica ; che tutti quei dotti i quali sono andati tante volte nella Penisola balkanica, per osservare con i propri occhi, non sappiamo e non abbiano appreso almeno quanto un capo d’insorti, e, diciamolo pure, quanto un capobanda ? Che sappia bene Sarafoff come tutte le festose accoglienze che egli riceve in Europa, da parte di certi individui, non dipendano affatto da qualche impresa eroica che siasi compiuta in Macedonia, bensì dall’odio che tutti nutrono contro la Turchia. Ancora due o tre mesi, ed egli vedrà, ove ne abbia voglia, come sapranno accoglierlo gli Albanesi, dei quali egli non ha paura. Davanti a coloro che egli graziosamente definisce mastini, vorrà allora ringraziare Iddio che lo ha fatto nascere lepre ! » Per dovere di lealtà perù dobbiamo dire che, subito dopo, ad un redattore della Patria di Roma, tanto il Sarafoff quanto il suo compagno Guerdjkoff, sentirono il bisogno di fare una rettifica che, sebbene non sia così completa ed esauriente quanto era desiderabile, tanto più che in essa s’insiste sulla pretesa profonda scissura fra Albanesi cristiani e musulmani e si persiste nella mistificazione di un cosidetto popolo macedone, diverso da quello albanese; pure giova in qualche guisa a soddisfar l’amor proprio albanese atrocemente e inconsultamente ferito e che, alle gravi e ingiuste provocazioni, non era rimasto nè sordo, nè muto. Ecco le parole dei due insorti: « Inconvenienti come quelli che dobbiamo oggi deplorare, nascono pur troppo assai spesso nelle interviste, poiché l'intervistatore è tratto assai spesso, sia a fraintendere il significato d’una frase, sia ad aggiungere per conto suo qualcuna che può alterare completamente il significato di un’affermazione. Per esempio, qualche giornale ci ha attribuito frasi che possono suonare aspre al-1’ orecchio dei nostri amici Albanesi. Ora noi macedoni abbiamo invece la più grande simpatia per il movimento albanese. Certamente gli Albanesi musulmani, oggi, per il fatto che la Turchia non offre loro alcun mezzo di formare e di elevare la loro coscienza nazionale, sono i più fedeli sudditi del Sultano. Ma d’altra parte è pur vero che le simpatie degli Albanesi cristiani sono tutte per noi... »