— 550 — mento, ne ha appena sedici difese al galleggiamento e sui fianchi da corazze verticali ; di queste sedici, solo sette si addicono ad agire in Adriatico: Saint-Bon, Filiberto, Garibaldi, Varese, Carlo Alberto, V. Pisani, M. Polo. Le altre navi, sebbene alcune più potenti e più moderne, per la loro immersione non potrebbero transitare pel canale di Malamocco, nè liberamente manovrare sulla costa Dalmatica. La flotta austriaca, invece, ha dodici corazzate, tutte bene armate e ben difese, di limitato dislocamento, adattissime per l’Adriatico, le quali costituiscono un complesso reso ancora più forte e più efficiente dalle basi di operazione di cui l’Austria dispone. L’attuale ministro della marina mostra di voler risvegliare la politica navale adriatica: la recente divisione di riserva, con base a Taranto, è indubbiamente l’inizio di una squadra adriatica. Le navi che ne fanno parte non sono nè adatte nè buone da contrapporre a quelle austriache, ma meglio è avere questa squadra, che non averne alcuna. Serviranno quelle navi a fare sventolare la nostra bandiera suH’Adriatico, a far conoscere bene quel mare al nostro personale, a studiare i metodi, 1’ efficienza e la prepa-zione deU'avversario. » Quindi, dopo una serie di gravi osservazioni d’indole finanziaria e tecnica, concluse, fra le generali approvazioni, rilevando F attesa di tutta la nazione e della Camera per un’ azione, da parte del nuovo ministro, efficace e pronta, la sola adatta a scongiurare i pericoli della guerra. « Non bastano, egli disse, il coraggio e la fortuna individuale per preparare le guerre e vincerle; occorrono navi e porti; è necessaria una lunga preparazione, è indispensabile che, fin dal tempo di pace, la nazione si mostri forte e preparata. Il ministro degli esteri ricordò alla Camera le parole di Loubet, cioè che le nazioni si avvicinano volentieri ai forti e trascurano i deboli, la cui amicizia ed il cui concorso sono inutili. Ma non è certo esulando dall’Adriatico e mostrandosi debole e impreparata su quel mare, che F Italia potrà essere , se non temuta, per lo meno rispettata dall’Austria. » A tal modo di vedere si associò 1’ indomani il relatore on. Ar-lotta, dicendo che Fon. Di Palma ben a ragione notò come fosse necessario org-anizzare le forze navali italiane, non solo sul Tirreno, ma ancora nell’ Adriatico, tanto più che mercè il riavvicinamento colla Francia , era il caso di provvedere all’ equilibrio delle forze navali seeondo la configurazione geografica dell’Italia. Nè valsero ad apportare qualche rassicurazione le segmenti parole apparse nel Fremdenblatt il giorno 25 : « In una corrispondenza datata da Vienna , recentemente pubblicata dal Times , è commentata la notizia , secondo la quale durante 1’ attuale sessione delle Delegazioni si sarobbe accennato ai rapporti dell’Aus-tria-Ungheria con F Italia, per giustificare la domanda di nuovi