— 587 - reggono con leggi particolari. Il Fremderiblatt, come sopra abbiamo rilevato, memore che in ogni tempo la stampa di cui esso è gran parte, senza misura si è dilettata di spargere il discredito sugli Albanesi, di calunniarli con ogni sorta di maligne insinuazioni, di regalar loro i titoli più ignominiosi, come quello d’ingrati, di barbari, di masnadieri abitatori delle caverne, scrisse già che l’unico mezzo per raddolcire le avversioni reciproche delle tribù shkiptare, per renderle capaci di creare una vita politica regolata e di avviarsi ad una fase di sviluppo indipendente, sotto l’influenza occidentale, sarebbe una repubblica federativa, sotto il protettorato deH’Austria. Intorno a questo grave argomento Naim Beg, nell’ opuscolo più volte citato, riferendosi alle difficoltà che si sogliono opporre riguardo ad un futuro Re o Principe dell’Albania, cioè che egli, se sarà tosko, non godrà le simpatie dei gheghi e viceversa, come pure non sarà ben visto dai musulmani, se verrà scelto fra i seguaci della religione cristiana, nè bene accetto a questi ultimi, se invece sarà islamita, ricorda che , secondo Strabone , i Macedoni, glìlliri e gli Epiroti, cioè tutti gli antichi Albanesi in una parola, benché avessero diversi regni, pure soleano affidare il governo loro e l’amministrazione della giustizia ai consigli degli anziani, detti pialloni, e perciò egli conclude che il meglio sarebbe di non abbandonare una così bella istituzione, che per altro dura da parecchie migliaia di anni in Albania. Or è evidente che una differenza enorme esiste fra il progetto addirittura primitivo e insidioso sostenuto dagli agenti austriaci e quest’altro, che alla fine dei conti, si riduce a propugnare la costituzione d’ una repubblica unitaria, con due Camere elettive di rappresentanti della Nazione, cioè una di Deputati composta per lo meno di cento individui, e l’altra di Senatori, formata da soli quindici membri, al cui Presidente sarebbero affidate tutte le funzioni che in altri Stati sono proprie del Re o del Principe, nè più e nè meno. Ma non volendo addentrarci in una tesi storica, la quale non sarebbe al certo priva d’importanza circa le forme di governo che furono proprie degli antichi Macedoni, Illiri ed Epiroti, in epoche diverse, ricordiamo solo che di questi tre popoli, i cui avanzi costituiscono gli Albanesi moderni, il primo giunse ad imporre la propria egemonia alla Grecia sotto il regno di Filippo, e a soggiogare buona parte del mondo allora conosciuto, sotto quello di Alessandro Magno; il secondo potè mantenersi in qualche lustro, e tentare perfino di estendere i confini del suo territorio, sotto il regno di Bardile, di Clito e di Glauco, di Agnine, e fu in grado di resistere in certa guisa ai Romani sotto la reggenza della Regina Teuta e di Demetrio di Fara; mentre il terzo, salito al massimo splendore sotto il regno del grande Pirro, dopo la morte violenta di Deidamia, allorché volle governarsi demo-