— 192 — tenti a guarentire i diritti dei cittadini contro le ingiustificabili inframmettenze straniere. Le agenzie telegrafiche austriache, memori che fin dai primi mesi dopo raccordo segreto austro-russo, nè a Vienna, nè a Pietroburgo si faceva un mistero del fatto che l’Austria, rinunziando ad ogni pretesa eventuale sopra Salonicco, aveva in compenso ricevuto dalla Russia il consenso di occupare l’Albania, nel giorno in cui la propaganda austriaca 1’ avesse permesso, si diedero a calunniare gli Albanesi davanti all’ Europa e per due anni di seguito non cessarono di descriverli come incapaci ad adattarsi a qualsiasi forma di civiltà, ove mai non fossero sottoposti ad un regime paterno analogo a quello adottato nella Bosnia e nell’Er-zegovina. Ma anche allora l’Europa si convinse che non avea avuto torto la Nazione di Firenze allorché, a’ 19 maggio 1898, notava di non essere affatto probabile che nè fra breve, nè forse mai, l’Albania potesse soggiacere a signoria rnangiara, slava o tedesca; ma che essa invece, quando pur si fosse aperta la famosa successione turca, dovesse avere il diritto di disporre di se stessa e di pretendere quasi dall’Italia, aiuti efficaci, per sottrarsi alla rapacità degli stranieri, tanto ostile agl’interessi dell'Italia medesima. Per tanto il conte di Goluchowski, il giorno 19 maggio, rispondendo al relatore Falk, che in seno alla Commissione del bilancio della Delegazione ungherese si dichiarava soddisfatto del discorso del Trono, secondo il quale tutti gli Stati della Triplice aveano già lo stesso valore, e che mostravasi lieto d’udir confermata la voce della conclusione d’un accordo fra l'Italia e l’Au-stria-Ungheria, riguardo la questione albanese, quale complemento dell’accordo austro-russo e come nuova garenzia del mantenimento dello statu quo nei Balkani; dichiarò che in vero nessun accordo diplomatico austro-italiano esisteva per l’Albania ; ma che tutte le Potenze erano perfettamente d’accordo nel volere che in verun punto dei Balkani si facesse alcuna modificazione per alterare lo statu quo, senza il consenso di ciascuna di esse. Egli allora dichiarò inoltre che la Russia aveva proceduto in Bulgaria in modo perfettamente leale e corretto e che in Albania, proprio in quell’anno, vi erano state meno dimostrazioni che per il passato, avendo la Porta tenuto conto delle unanimi proteste e dei consigli dei varii gabinetti. A proposito della interpellanza del Falk, la Grazer Tagespost osservava che, pur mancando un accordo concreto fra 1’ Austria e l’Italia sulla questione albanese, non si poteva però non desiderare che un tale accordo non si facesse e non fosse completo. « La politica dell’ astensione seguita dall’Austria nei Balkani, non può, diceva quel giornale, durare a lungo; tosto o tardi l’Albania e la Macedonia vorranno staccarsi dalla Turchia e allora l’Austria non potrà tenersi discosta, a meno di sacrificare per