— 408 — ritto di definirla un avvenimento d’importanza internazionale, che sarebbe giovato ad attingere lo scopo desiderato meglio di qualunque conferenza di rappresentanti delle varie Grandi Potenze. In Russia però, tanto la stampa in genere, salvo poche eccezioni, quanto i circoli politici, ritenevano la situazione come molto grave e ben pochi confidavano nella lealtà dell’Austria, per quanto il conte Lamsdorf si dichiarasse soddisfatto dell’ esito della sua missione e per quanto la stampa viennese, ai primi di gennaio del 1903 , proclamasse che dallo scambio d’idee avvenuto fra i due Ministri degli Esteri era da attendersi un accordo concreto, di natura decisiva per la soluzione della questione macedone. La Turchia, è superfluo dirlo, aveva di già compreso che qualche cosa di grave preparavasi ai suoi danni ; quindi all’ Yldiz-Kiosk progettavansi nuovi e larghi provvedimenti, sempre in base ad antiche disposizioni , che erano rimaste ogni volta lettera morta, ed il Governo, a prevenire ogni possibile sorpresa, accelerava l’applicazione dei provvedimenti già decretati , nella misura che gli riusciva possibile, e con circolare telegrafica minacciava i Vali di ritenerli responsabili di ogni conseguenza, ove mai nel termine di venti g'iorni non fosse stato ristabilito perfettamente l’ordine. Considerandosi in generale la missione di Lamsdorff simile a quella di Sumakoroff, che condusse alla convenzione austro-russa del 15 gennaio 1877, per cui l’Austria era rimasta volontariamente neutralizzata e avea lasciata libera la Russia a fare la guerra alla Turchia, dietro promessa di compensi nella Bosnia e nell’Erzegovina; enorme fu lo sgomento a Costantinopoli quando, da volute indiscrezioni della stampa austro-russa, venne a trapelare qualche cosa di ciò che si era stabilito nel convegno di Vienna; non ostante che il Times si affrettasse a ritenere infondate le notizie che vi si riferivano , sia perchè tanto 1’ Austria come la Russia si sarebbero guardate bene dal divulgare alcuu loro progetto, prima del tempo opportuno; sia perchè nè l’una nè l’altra avrebbero osato d’imporre al Sultano delle condizioni del tutto inaccettabili, come quelle che facevano il giro dei giornali e che accennavano ad una specie di controllo, risultante dal fatto di voler porre la gendarmeria sotto il comando di ufficiali europei. I circoli militari e le sfere dei funzionari di stato dichiaravano che la Turchia, ove non fosse disposta a subire 1’ altrui volere, trovavasi alla vigilia d’una guerra; accusavano quindi la Bulgaria d’aver provocata una situazione così difficile e incitavano la Porta a far di tutto per infliggere a quello stato una lezione severa, come quella che era stata inflitta alla Grecia nel 1897. Secondo lo Standard, i Turchi erano convinti che lo scoppio delle ostilità sarebbe stato inevitabile nella prossima primavera e che l’Austria era una vittima delle astuzie di Lamsdorff, essendo stato il vero scopo del suo viaggio a Belgrado e a Sofia quello di organizzare