— 61 — chè mi sottometta al Montenegro, io non mi vedrò die fra due nemici che vogliono ad ogni costo combattere meco. » Alla fine del mese di novembre la Porta mandò sul luogo Ahmet Muktar Pascin, che per poco non corse la sorte del miserando Mehemet Ali, e gli abitanti dei due distretti mandarono a Costantinopoli alcuni loro rappresentanti, per far sapere alla Porta che badasse al fatto suo e che, ove mai avesse ceduto, la Lega si sarebbe levata in armi contro il Montenegro. Ahmet pascià tentò indarno di riuscire nel suo intento, per mezzo di quattro battaglioni che all’uopo fece venire da Mitrovizza; sicché le Potenze dichiararono alla Porta essere oramai tempo di togliere di mezzo ogni indugio. Ma mentre il Principe del Monte-negro acconsentiva ad una proroga di soli sei giorni, i capi della Lega manifestavano al Pascià di Skutari che gli Albanesi, essendo disposti a morire tutti per la Patria , non avrebbero ceduto un solo palmo di terra, muovessero pure contro di loro tutte le forze della Turchia e dei suoi vecchi e nuovi amici. Finalmente, a 30 dicembre 1879, i Montenegrini attraversarono il Lim, e presso Yelika, combatterono con gli Albanesi una fiera battaglia. Ma alle forze riunite della Lega, il Montenegro non avrebbe potuto bastare e la sua stessa esistenza sarebbe stata minacciata. Le Potenze allora si accorsero che , in omaggio agl’ interessi deH’Austria-Ungheria, avevano assegnato al Montenegro un territorio che non gli spettava affatto, invece di altri, dove avrebhe trovato simpatie, comunanza d’interessi e di razza. In quella occasione il Conte Corti mise avanti la proposta di uno scambio ; i Montenegrini e la Lega si ristettero ad aspettar l’esito; ma in vece di distretti dalla parte dell’Erzegovina, dove il Montenegro non avrebbe trovati contrasti di sorta, in cambio di Piava e di Gussigne, i suoi confini furono rettificati dalla parte di Podgorizza, col consenso della Turchia, e così fu stabilito in apposita convenzione, firmata, in doppio esemplare, a Costantinopoli il 12 aprile 1880, a patto però che l’accordo fosse sottoposto all’approvazione delle Potenze firmatarie del trattato di Berlino. Nello stesso giorno il Principe Nicola affrettavasi a manifestare al cav. Durando, rappresentante italiano a Cettigne, la sua completa adesione all’ accomodamento proposto ed i suoi vivi ringraziamenti.