— 467 — quando un granduca e cinquantasei generali russi si affratellarono con l’esercito bulgaro e una sola voce corse dall’un capo all’altro della Bulgaria: la Russia vuole la libertà macedone ! L’entusiasmo dell’ora non aveva acciecati i Bulgari e accresciute senza fondamento le loro speranze ; realmente, in quei giorni , il granduca Nicolò Nicolajevic aveva fatto capire al Principe Ferdinando e al suo ministro Daneff che la Russia appoggerebbe, nell’ eventualità di una sommossa, le aspirazioni della Bulgaria, opera dello Zar Alessandro e figlia primogenita della Russia. Scoppiò la sommossa e la Russia non mantenne la promessa, anzi ingiunse ai Bulgari di stare testimoni impassibili del massacro dei loro fratelli. Che cosa era avvenuto ? Semplicemente questo. L’Austria aveva fatto capire a Pietroburgo che la occupazione della Macedonia da parte delle truppe russo-bulgare, l’avrebbe forzata ad occupare la Vecchia Serbia, d’ accordo con la Turchia e con la Grecia. Il Governo bulgaro allora fu preso fra 1’ incudine e il martello. Dall’ una parte il popolo e 1’ esercito e la voce del sangue la spronavano ad accorrere in aiuto degl’insorti; dall’altra la diplomazia russa le ingiungeva di rimanere tranquilla spettatrice della repressione della rivolta. Il voltafaccia della Russia fu rapido e intero. Tutti i Balkani furono inondati di spie, avanzo della polizia segreta russa, istituita nella penisola per sorvegliare gli anarchici , e che, visto cadere quel mezzo di guadagno, ne cercavano un altro più impuro , eccitando gelosie e sospetti fra i varii stati, spremendo a tutti denari, e prima che ad altri alla Russia. Zinovieff fu alla mercè di costoro: egli, cui lo Czar avea affidato un grave incarico in un grave momento, viveva nella incertezza e nel sospetto e tutti i suoi rapporti segreti al conte Lamsdorff venivano inquinati dal veleno della polizia secreta. Non solo il governo bulgaro fu alla mercè dei denunziatori; ma le stesse agenzie commerciali bulgare furono dipinte corno, focolai d’insurrezione. Invece, bisogna confessarlo, il Governo bulgaro si contenne sempre correttamente verso la Turchia, tanto che Daneff, Petroff e il medesimo Principe Ferdinando vi rimisero la popolarità, giacché facevano una politica diametralmente opposta ai desiderii dell’esercito e della nazione... Il dottor Daneff fu il primo che respinse ogni responsabilità di fronte all Europa per gii avvenimenti che si svolgevano in Macedonia. La sua politica fu leale e franca, ma pericolosa per lo stato. La sua devozione alla Russia non gli vietò d’iniziare un conflitto che rimarrà memorabile nella storia bulgara, per l’indipendenza diplomatica dello Stato. Cadde grazie al funesto accordo austro-russo, che uni questi due stati in uno stesso pensiero, ma seminò la zizzania nei Balkani e fu causa di tutti i disastri che vi accaddero... Racio Petroff, per ingraziarsi Pietroburgo (?), staccò affatto i destini della Bulgaria da quelli dei popoli macedoni, o meglio, volle staccarli, perchè questo tentativo non riuscì che a far crescere