— 561 — trighi di quegl’ impostori, che qua a là si compiacciano di scherzare col fato del popolo nostro ; credendo che gli albanesi siano così selvaggi e così sciocchi, da accendersi e da uscir di senno, come i buoi, davanti a qualche straccio rosso. Figli di Skanderbeg sono coloro che oggi, come sempre, versano il proprio sangue alla difesa del territorio nazionale ; sono coloro che tutta 1’ intelligenza, il corpo e l’anima, gli averi e la famiglia hanno consacrata all’ Albania, senza guadagnar altro che delle ingiurie ; sono coloro che, malgrado gli ostacoli opposti da nemici, intesi ad avvelenar loro 1’ esistenza, e perfino a danneggiarli nell’ onore (simili in ciò a coloro che più volte, per invidia, cercarono di uccidere col veleno lo stesso Skanderbeg), non disertano il posto e non si stancano di perseverare nella santa impresa , cui han posto mano ; decisi di riposarsi solo , allorché l’avranno condotta a termine. Scrivendo perciò della Famiglia Kastriota, noi vogliamo, da una parte, dimostrare il nostro riverente affetto alla discendenza del nostro Grande Eroe, la quale tuttora fiorisce in Napoli; e da una altra parte, dire agli illustri signori , che conservano un tanto nome, come essi abbiano oggi, a preferenza di tutti, il dovere di interessarsi e di lavorare a vantaggio dell’Albania; giusta l’esempio ricevuto dall’ Avo indimenticabile. Non abbiamo il fine di carezzarli con vani sogni; non vogliamo che essi pensino che l’Albania è feudo di qualcuno , magari che questo qualcuno possa essere un legittimo erede di Skanderbeg; ma intendiamo richiamar loro alla mente il fatto che, non è già il nome deg’li antenati che onora l'uomo, bensì le opere ; come le frutta, e non le foglie, onorano l’albero; intendiamo, infine, far loro sapere come non basti la nascita, per render degno chicchessia di portare il nome di Skanderbeg; ma che richiedonsi le imprese gloriose, le quali da per sè offrono la prova sicura della purezza e della nobiltà del sangue. A dir vero, quei Signori li conosciamo abbastanza, e ci è abbastanza nota la bontà del cuor loro, come il candore della loro anima e la rettitudine della loro mente; ma sovra tutto sappiamo quanto essi differiscano da quegl’ impudenti stranieri che hanno osato ed osano dichiararsi discendenti di Skanderbeg; come quel Saverio Prato da Messina, che a Parigi e in Italia spacciavasi quale Kastriota-Skanderbeg, Principe dell’ Albania ; dava decorazioni e titoli di conte, di marchese, di barone, ecc.; e finalmente, nel 1872, riconosciuto quale impostore dal Tribunale di Parma, fu chiuso in carcere per qualche tempo, rimanendo come 1’ asino della favola, dopo che il vento gli strappò la pelle di leone, con la quale si era ricoperto. Affinchè sia in grado di giudicare i sentimenti che nutrono i veri pronipoti di Skanderbeg, ognuno legga le parole assennate 71